shtetl
s. m. inv. Villaggio ebraico dell’Europa orientale, di lingua e cultura yiddish. ◆ [Theo] Richmond fino al 1987 aveva trattenuto la sua curiosità di indagare sulle proprie origini, sui tanti abitanti dello «shtetl» (villaggio) di Konin (cittadina della campagna polacca dove vivevano la famiglia di suo padre, i Ryczke, diventati gli inglesi Richmond, e quella di sua madre, i Sarna) che sarebbero finiti nei vagoni piombati diretti ad Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen. (Foglio, 23 settembre 1998, p. 3) • quello stesso shtetl (borgo di ebrei di chagalliana memoria) dove un gracile e giovane avvocato di nome Avigdor Gruen riunisce a casa sua gli aderenti dell’originario movimento sionista. (Giornale, 24 dicembre 2001, p. 22, Album Cultura & Spettacoli) • Merita un ripasso veloce la figura di Clarice Lispector (1920-1977) che è considerata una delle più importanti scrittrici brasiliane del Novecento. Nata in uno shtetl ebraico in Ucraina, aveva due anni quando la famiglia si trasferì in Brasile dove continuò lei a parlare l’yiddish che era la sua lingua madre. (Maria Paola Arbeia, Stampa, 8 marzo 2008, Novara, p. 66).
Dall’yiddish shtetl.
Già attestato nella Repubblica del 1° aprile 1989, p. 27, Mercurio-Bottega (Alberto Fiz).