siepe
sièpe s. f. [lat. saepes, di etimologia sconosciuta]. – 1. a. Riparo, costituito per lo più da una piantagione lineare (stretta, fitta e lunga) di piante generalm. arbustive (propriam. s. viva o naturale), usato come ornamento di strade, viali e aiuole, come limite e recinzione di campi, orti e giardini, come protezione dei coltivati e come difesa di speciali colture dal vento: una s. alta, folta; una s. a spalliera; una s. di biancospino, di bosso; piantare, sistemare, tagliare, pareggiare una s.; recingere l’orto con una s.; fare un buco, aprire un passaggio nella s.; E questa s., che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude (Leopardi). S. belga, in frutticoltura, forma di allevamento degli alberi, e in partic. di quelli da frutta come meli, peri e susini e anche della vite; si presta per recinzioni con effetto decorativo. S. morta (o artificiale), quella costituita da pali verticali e rami secchi intrecciati, o da una rete metallica, o anche da filo spinato, cemento armato, e sim. b. Nelle gare ippiche, tipo di ostacolo, che può essere sbarrato, trasversale e verticale (detto anche siepone). Per la gara 3000 metri siepi, in atletica leggera, v. ostacolo (nel sign. 2). 2. fig. a. Fare siepe, sbarrare, ostruire, fare argine: Muovasi la Capraia e la Gorgona, E faccian siepe ad Arno in su la foce (Dante). b. Moltitudine fitta e serrata, quando sia sentita come un riparo o un impedimento: una s. di armati, di poliziotti. ◆ Dim. siepétta, anche per indicare un tipo di paretaio (v.); accr. siepóne m., anche come nome sia di un tipo di ostacolo in uso nelle gare ippiche (v. sopra, al n. 1 b), sia il tipo di uccellanda che più comunem. è chiamato ragnaia.