silicato
s. m. [der. di silice, silicio]. – 1. Denominazione generica di un gruppo di minerali molto comuni ed estremamente diffusi come costituenti della maggior parte delle rocce della superficie terrestre, di origine generalm. magmatica, nella cui composizione sono sempre presenti silicio e ossigeno associati, spesso in forme molto complesse, ad altri elementi (alluminio, ferro, manganese, magnesio, calcio, ecc.). Strutturalmente presentano un reticolo cristallino avente come elemento di base un tetraedro, con al centro un atomo di silicio, che scambia le sue valenze con quattro atomi di ossigeno distribuiti ai singoli vertici; le quattro valenze residue dei quattro atomi di ossigeno possono essere saturate da atomi di tetraedri contigui o da cationi metallici variamente disposti. Questi tetraedri possono mantenersi isolati (nesosilicati) o, mettendo in comune atomi di ossigeno, collegarsi per formare strutture di vario tipo, come nei soro-, ciclo-, ino-, fillo-, tectosilicati (per i quali, v. alle singole voci): la sostituzione di atomi di silicio (tetravalente) con atomi di alluminio (trivalente) rende possibile l’entrata di ioni positivi nel reticolo, come, per es., nei tectosilicati. 2. In chimica, nome generico dei sali di una serie di acidi silicici (orto-, meta-, di-, trisilicato, ecc.), per lo più ipotetici. Tra i silicati alcalini, solubili in acqua, sono importanti e preparati sinteticamente quelli di sodio con valori del rapporto SiO2/Na2O variabili tra 2 e 4 (vetro solubile sodico), largamente usati per le proprietà adesive, agglomeranti, ignifughe; tra i silicati insolubili, quelli di calcio sono i componenti dei principali cementi, quelli di alluminio si usano nell’industria della carta come catalizzatori e come scambiatori di ioni, quelli di piombo come additivi per gomma e per polimeri, quelli di zinco come fosfòri. Per la pittura al s., v. stereocromia.