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sìlice

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silice


sìlice s. f. [dal lat. silex silĭcis «pietra dura»; v. selce]. – Composto chimico, diossido di silicio (SiO2), esistente come polimero; è, allo stato libero o combinato, uno dei più abbondanti costituenti della crosta terrestre, presente in natura in diverse forme cristalline stabili (delle quali la più comune è il quarzo), in modificazioni metastabili, in forme criptocristalline (calcedonio, diaspro, ecc.) e amorfe (opale). Praticamente insolubile in acqua e inattaccabile dagli acidi, salvo quello fluoridrico, è, ad alta temperatura, ridotta a silicio dal magnesio e dall’alluminio e trasformata in silicati alcalini solubili dagli alcali caustici. S. vetrosa, quella ottenuta dalla fusione di sabbie quarzifere o quarzo, usata in elettronica e nell’industria chimica per apparecchiature speciali: la varietà ottenuta dal quarzo purissimo trova impiego in ottica e nella fabbricazione di lampade a mercurio. Gel di s., prodotto di condensazione, con parziale disidratazione, dell’acido silicico: si ottiene industrialmente sotto forma di granuli traslucidi, duri, molto porosi, e viene usato come disidratante per gas e liquidi, come catalizzatore o supporto di catalizzatori, e in cromatografia per separare e concentrare sostanze diverse. Forme a bassa idratazione sono: la s. precipitata, che si ottiene, in forma di polvere fine, per precipitazione a caldo da una soluzione di silicato sodico per aggiunta di acidi, ed è usata come rinforzante di gomme, resine e carta, e nelle idropitture; la s. pirogenica, che si può ottenere, in forma di polvere finissima, per volatilizzazione di sabbia di quarzo a temperatura molto elevata, ed è usata come la precedente, oltre che per paste dentifricie e per colle.

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