simplesso
simplèsso s. m. [adattam. dell’ingl. simplex, sost. sviluppatosi dall’agg. simplex «semplice», che è dal lat. simplex -plĭcis come l’ital. semplice]. – In matematica, generalizzazione dei concetti di segmento, triangolo, tetraedro: dati k+1 punti indipendenti (nel senso che non ve ne siano 3 allineati, né 4 complanari, ecc.) in uno spazio a n dimensioni (con n≥k), s. euclideo (o geometrico) di dimensione k è il più piccolo insieme convesso che contiene quei punti (vertici del simplesso). Si parla anche di: s. orientato, quando si tiene conto dell’ordine in cui sono dati i punti; s. astratto, che consiste di k+1 elementi di un certo insieme (detti ancora vertici del s.); s. topologico (detto anche cella), che è un qualunque insieme omeomorfo a un simplesso euclideo (in cui cioè ai segmenti si possono sostituire curve). Metodo o criterio del simplesso (ingl. simplex method), uno dei procedimenti impiegati nella programmazione lineare (v. programmazione, nel sign. 2), che permette, con metodi di calcolo numerico, di passare, in un numero finito di passi, da una soluzione ammissibile base (in cui cioè sono rispettati i vincoli) a una soluzione ottimale (in cui i vincoli sono ancora rispettati e la funzione obiettivo assume il valore massimo).