sindaco
sìndaco (ant. sìndico) s. m. (f. -a) [dal lat. tardo syndĭcus, gr. σύνδικος «patrocinatore», comp. di σύν «con, insieme» e δίκη «giustizia»] (pl. -ci). – 1. Capo dell’amministrazione comunale e, in quanto tale, organo esecutivo del comune: nell’ordinamento italiano attuale convoca e presiede la giunta e il Consiglio comunale ed esercita altresì funzioni di autorità locale del potere centrale, agendo in questi casi alle dipendenze della competente autorità governativa (vigilanza sull’ordine pubblico, tenuta dei registri dello stato civile, ecc.); dapprima eletto dal Consiglio comunale, scelto al proprio interno da almeno due terzi dei consiglieri e a maggioranza assoluta, dal 1993 viene eletto direttamente dai cittadini, con criterî diversi secondo che i comuni abbiano più o meno di 15.000 abitanti. Il termine, che nell’antichità designava il rappresentante processuale delle comunità greche e romane, fu largamente usato nel medioevo per indicare funzionarî investiti delle cariche più svariate, ma generalmente con la funzione di rappresentare una città, un comune, una comunità tutelandone gli interessi, o con il compito di esercitare un controllo sull’operato di determinati funzionarî (per es., il rappresentante del comune nelle controversie giuridiche, il revisore della gestione dei consoli e del podestà, il capo di comunità rurali o di collegi d’arte, l’amministratore di monasteri). 2. Nelle società azionarie, in accomandita per azioni, a responsabilità limitata e cooperative, ciascuno dei membri (in numero di tre o cinque) che costituiscono l’organo di controllo sull’attività degli amministratori e di vigilanza per l’osservanza della legge e dell’atto costitutivo. ◆ Pur essendo com. l’uso di il sindaco al masch. per indicare una donna che ricopra tale carica, si va affermando progressivamente il femm. sindaca. Di uso solo scherz. o iron. il femm. sindachéssa, usato per indicare la moglie di un sindaco (nel sign. 1).