singhiozzo
singhiózzo s. m. [der. di singhiozzare]. – 1. a. Fenomeno respiratorio complesso, ma in genere transitorio, che consiste essenzialmente in uno spasmo, a glottide chiusa, del diaframma e dei muscoli intercostali, accompagnato da un caratteristico suono stridulo, e che si manifesta in serie e a brevi intervalli in seguito a cause banali o anche serie (per es., malattie del sistema nervoso, malattie toraciche, malattie degli organi addominali): avere il s.; ha mangiato troppo in fretta e gli è venuto il s.; si dice che una paura improvvisa faccia passare il singhiozzo. b. Frequente in senso fig. nelle locuz. avv. e agg. a singhiozzo, a singhiozzi, a intermittenza, con frequenti interruzioni e riprese, in modo non uniforme e continuo: procedere, avanzare a singhiozzi; pagare a singhiozzo, risolvere un debito pecuniario, anziché tutt’insieme, in più volte, versando somme diverse in tempi saltuarî; sciopero a singhiozzo, attuato in diverse riprese, con alternanza di periodi di astensione e di lavoro; partire a singhiozzo, con riferimento a principianti non ancora esperti di guida di automezzi e motomezzi, partire a sbalzi, a scossoni. 2. Contrazione del diaframma con manifestazioni ed effetti analoghi al fenomeno precedente, provocata da uno stato di forte agitazione nervosa, che s’accompagna a forme di pianto convulso: scoppiare, prorompere in singhiozzi; frenare i s.; con debile voce, rotta da molti s. di pianto (Boccaccio); i s. le soffocavano la parola (Verga); si fissava, si accaniva in questo pensiero, finché un s. lo liberava dall’amarezza che gli si era aggroppata dentro (Palazzeschi). ◆ Accr. singhiozzóne.