smalto
s. m. [dal francone smalt, cfr. germ. *smaltjan e ted. mod. schmelzen «fondere»]. – 1. Impasto di ghiaia o grani di pozzolana o scarti di laterizî con calce o cemento e acqua, usato in passato anche per rivestimenti di muri, oggi esclusivam. per sottofondo di pavimentazioni o impermeabilizzazioni (detto più comunem. cretonato o massetto). 2. a. Rivestimento vetroso costituito di silicati, borati, fluoborati, ecc., ottenuto con una miscela di sostanze base (feldspati, quarzo, carbonato e cloruro di sodio, cenere d’ossa) cui vengono aggiunti fondenti, ossidanti, opacizzanti, coloranti; dosata e preparata in modo opportuno a seconda dei casi, viene applicata sull’oggetto da smaltare (di materiale metallico, porcellana, vetro) e fatta fondere a 600-1200 °C. Nella smaltatura di oggetti metallici lo smalto viene applicato su uno strato di fondo, detto controssido, che facilita l’adesione tra smalto e superficie metallica; per utensili da cucina, vasche da bagno, ecc., si usano smalti ricchi di silice e privi di metalli pesanti; per oggetti che debbano essere usati a temperature superiori a quella ordinaria si adoperano smalti alquanto elastici e con coefficiente di dilatazione termica vicino a quello del metallo sul quale vengono applicati. È di uso com. la locuz. a smalto, con funzione avverbiale o aggettivale: decorare un oggetto a s.; vernice a s. (v. vernice); con valore attributivo, anche nel sign. di «smaltato»: Egli [il cervo] ha i piè d’acciaro a smalto (Carducci). Con sign. concr., decorazione, lavoro a smalto, oggetto decorato di smalto: un vassoio d’argento con bellissimi s.; uno s. antico; una raccolta di smalti del Settecento. b. fig., ant. e letter. Distesa erbosa, prato di colore verde intenso e uniforme: sovra ’l verde smalto, Mi fuor mostrati li spiriti magni (Dante, che altrove chiama sommo s. il Paradiso terrestre); in altri traslati poetici, lo smalto indica o simboleggia durezza, insensibilità, come di cosa pietrificata: Vegna Medusa: sì ’l farem di smalto (Dante); E que’ begli occhi che i cor fanno smalti (Petrarca). 3. Nome generico di sostanze di composizione varia usate per rendere lucida e levigata una superficie. In partic., smalti per le unghie, cosmetici per tingere e far brillare le unghie, a base di nitrocellulosa e resine naturali o sintetiche sciolte in solventi organici e addizionate di pigmenti, profumi e plasticizzanti. 4. a. In anatomia, s. dentario, tessuto molto duro e mineralizzato, costituito da cristalli di apatite con una piccola percentuale di materiale organico, che, in formazioni allungate (prismi dello s.) e riunite in fasci variamente intersecantisi, si estendono con decorso radiale, obliquo e flessuoso dalla superficie esterna del dente alla dentina, più tenera. b. In embriologia e in odontoiatria, organo dello s., la parte epiteliale del germe dentario, la quale si atrofizza via via che la struttura del dente (caduco o definitivo) si definisce. 5. In araldica, denominazione dei due metalli (oro e argento) e dei cinque colori (rosso, azzurro, verde, nero e porpora) cui si fa riferimento nel blasonare un’arme. 6. In senso fig., vivacità, brio, brillantezza, livello alto di prestazione, nell’attività, nelle manifestazioni, nello stile, ecc.; usato più spesso in frasi negative: un atleta che non ha più lo s. di un tempo; scrittore, oratore, che ha perso molto del suo smalto. TAV.