smarrito
agg. [part. pass. di smarrire]. – 1. Che non si ha più, che si è perduto e non si è ancora ritrovato: ufficio oggetti s.; cani s.; la pecora s., nel noto passo del Vangelo di Luca (15, 3-6) che precede la parabola del figliuol prodigo; Non vi mettete in pelago, ché forse, Perdendo me, rimarreste smarriti (Dante). Non com., come sinon. di sperduto, per indicare cosa che si sperde, che non si distingue tra altre: di qua lago, chiuso all’estremità o piuttosto s. in un gruppo, in un andirivieni di montagne (Manzoni). 2. fig. a. Preso da smarrimento; gravemente turbato, sbigottito per sorpresa, timore o angoscia: essere s.; guardarsi intorno con aria s.; sguardo s., sperduto, attonito, oppure fisso e immobile, come di chi non veda o non abbia coscienza di ciò che vede. b. Pallido, smorto, scolorito: lo sguardo mio le facea scorta La lingua, ... e lo s. volto, Com’amor vuol, così le colorava (Dante); Tal rabbellisce le s. foglie A i matutini geli arido fiore (T. Tasso). Con questa accezione, l’aggettivo si sviluppa direttamente dal sign. precedente nell’esempio dantesco, mentre nel verso del Tasso attesta il valore che esso ha ancor oggi in dialetti settentr. come part. pass. di smarrire «stingersi» (v. la voce prec., nel sign. 3). ◆ Avv., non com., smarritaménte, con aria smarrita, sbigottita: andava via, lasciando Erica sola a guardarsi intorno smarritamente (Vittorini).