snidare
v. tr. [der. di nido, col pref. s- (nel sign. 3)]. – 1. Far uscire un animale dal nido, dalla tana, e in generale dal luogo in cui si è nascosto o riparato: s. il fagiano, la pernice; s. la lepre, la volpe; i cani non sono riusciti a s. il cinghiale dalla macchia; per estens., con riferimento a persone: la polizia ha dovuto s. i banditi dal loro rifugio con le bombe lacrimogene; la nostra artiglieria ha snidato il nemico dalle sue posizioni fortificate; una delle tante famiglie che nell’inverno emigrano dalla montagna, snidate dal rigore della stagione e dalla fame (Fucini). Fig. e scherz.: s. qualcuno di casa, dall’ufficio, dal suo studio, costringerlo a uscire; s. qualcuno di letto o dal letto, costringerlo ad alzarsi. 2. intr. (aus. essere), ant. o poco com. Uscire dal nido, dal rifugio o, scherz., da casa o da altro luogo: l’alloggiar due donne è un error grande: L’una ha da star, l’altra convien che snide (Ariosto). ◆ Part. pass. snidato, anche come agg., indotto, spinto o costretto a uscire dal covo o dal rifugio o, riferito a persone, dall’abitazione: una lepre snidata e spaurita; la povera donna si trovava ora snidata, quasi raminga, incerta dell’avvenire (Manzoni).