socialismo
s. m. [der. di sociale, sul modello dell’ingl. socialism e del fr. socialisme]. – 1. a. In senso generale, concezione della società che propugna la soppressione di ogni privilegio e mira a instaurare la piena uguaglianza dei suoi membri. In questa accezione generale il termine si riferisce anche a quei movimenti e a quelle teorie sorti prima della rivoluzione industriale, che puntavano all’eguaglianza totale nella comunione dei beni (e per i quali si è parlato anche di s. cristiano). b. In senso più ristretto, le concezioni e i movimenti sorti a partire dalla rivoluzione industriale, generalmente caratterizzati per la loro critica della società capitalistica. In partic.: s. utopistico, quello fondato sulle dottrine di C.-H. Saint-Simon, F.-M.-CH. Fourier e R. Owen, generalmente caratterizzato dalla critica radicale della società borghese e della proprietà privata e dall’aspirazione a un’organizzazione collettivistica della produzione e della distribuzione dei beni; s. scientifico, locuz. usata da F. Engels per indicare il socialismo elaborato da lui stesso e da K. Marx in quanto si fonda sulle basi del materialismo storico e della critica dell’economia politica e sviluppa una teoria scientifica dei rapporti di produzione capitalistici, spec. individuando la funzione fondamentale che in essi svolge lo sfruttamento del lavoro salariato; dai primi due orientamenti si distinguono inoltre, secondo la classificazione storiografica formulata da Marx ed Engels: il s. piccolo borghese, caratterizzato dall’ideologia reazionaria con cui si oppone allo sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici, rappresentando così gli interessi economici di quelle categorie sociali (come gli artigiani e i piccoli contadini) che da tale sviluppo vedono minacciata la loro posizione intermedia tra la borghesia e il proletariato; il s. borghese o conservatore, quello che critica in modo superficiale la società capitalistica e che pertanto assume un atteggiamento politico riformatore, volto a eliminare i contrasti sociali senza rivoluzionare i rapporti di produzione che ne costituiscono il fondamento. Nell’ambito del marxismo il termine è stato anche usato per indicare il sistema sociale che prepara, mediante la dittatura del proletariato e il controllo sociale sulla produzione e distribuzione dei beni, l’attuazione del comunismo (anche se spesso i due termini, socialismo e comunismo, sono stati usati senza sostanziale distinzione); la locuz. s. reale indica invece (in senso originariamente spreg.) l’organizzazione sociale di fatto instaurata nell’Unione Sovietica e in altri paesi dell’Europa orientale, in quanto non corrispondente a quella precedentemente teorizzata nell’ambito del marxismo. Tra le varie forme che il movimento ha assunto dall’ultimo Ottocento: s. riformista, impersonato nei primi anni del Novecento da F. Turati e A. Labriola (v. anche riformismo); s. giuridico, indirizzo della scienza giuridica, in specie penalistica, sviluppatosi negli ultimi decennî dell’Ottocento (ad opera di giuristi quali E. Ferri, E. Florian e F. Turati) e giunto a esaurimento nel primo decennio del Novecento, caratterizzato da una dura critica, di generica origine marxiana, al diritto visto come fenomeno sovrastrutturale, funzionale al dominio esercitato dalle classi dominanti; s. democratico, v. socialdemocratico e socialdemocrazia; s. liberale, fondato sulla difesa dei diritti di libertà e quindi avverso alla dittatura del proletariato e all’autoritarismo del socialismo marxista e leninista, e impersonato in Italia soprattutto da C. Rosselli (v. anche liberalsocialismo); s. dal volto umano, espressione formatasi nel linguaggio politico e pubblicistico per opporre un socialismo democratico, rispettoso dei diritti umani dei cittadini, ai varî regimi socialisti o comunisti autoritarî e dispotici. 2. Il complesso delle forze, dei movimenti, gruppi o partiti, che si ispirano in vario modo all’ideologia socialista: l’insorgere, l’affermazione del s. italiano, francese, tedesco, ecc.; la crisi del s. al potere nei paesi dell’Europa centro-orientale.