societa
società s. f. [dal lat. sociětas -atis, der. di socius «socio»]. – 1. In senso ampio e generico, ogni insieme di individui (uomini o animali) uniti da rapporti di varia natura e in cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione, divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione dell’insieme stesso e dei suoi membri: la s. umana o l’umana s.; la prima umana s. conciliata dalla religione fu quella de’ matrimonj (Vico); vivere nella s., riformare la s.; essere utile, inutile alla s.; spreg., rifiuti della s., individui che vivono al margine della società, poiché ne rifiutano le regole o sono da essa emarginati. In partic.: a. Insieme di uomini organizzato sulla base di un sistema più o meno strutturato di rapporti naturali, economici, culturali, politici; in tale accezione il termine è per lo più accompagnato da attributi che ne specificano meglio il sign. sulla base di criterî diversi: con riferimento ai rapporti di produzione, la s. feudale, la s. borghese o capitalistica, la s. socialista; con riferimento all’attività economica preponderante, la s. pastorale, contadina, la s. mercantile, industriale; con riferimento al tempo e al luogo, la s. arcaica, antica, moderna, contemporanea; la s. romana, la s. americana, la s. francese del Settecento. b. Con particolari usi specialistici: nella filosofia politica, s. civile, locuz. usata nell’ambito del giusnaturalismo come sinon. di stato (e pertanto detta anche s. politica), in quanto indica, in contrapp. a s. naturale, l’associazione volontaria degli individui originariamente indipendenti che, rinunciando alla libertà e ai diritti di cui godevano nello stato di natura, si sottomettono a una autorità sovrana; nella filosofia hegeliana del diritto, invece, il concetto di s. civile assume il sign. che conserva nell’uso attuale, in quanto non è più identificata con lo stato o la società politica, ma indica il momento transitorio dell’eticità, quello in cui ai vincoli naturali della famiglia subentra il sistema delle relazioni economiche fondato sugli interessi individuali, che solo nello stato saranno subordinati all’interesse collettivo; s. aperta, locuz. usata dal filosofo della scienza Karl R. Popper (1902-1994) per indicare un tipo di società caratterizzato dalla completa indipendenza dell’individuo che, libero da qualsiasi forma di condizionamento (spec. di carattere ideologico, politico e religioso), può esercitare la propria razionalità critica in ogni ambito della vita sociale. Nel linguaggio sociologico e pubblicitario, con riferimento al tipo e al modello di vita dominante in molte categorie sociali, spec. dei paesi più industrializzati, è ricorrente l’uso delle espressioni: società (o civiltà) del benessere o dei consumi, e s. opulenta o affluente, per le quali v. benessere, consumo (nel sign. 2 a), opulento e affluente1; s. postindustriale (v. postindustriale); s. di massa (v. massa, n. 3 c). 2. a. In senso più limitato, associazione, organizzazione di persone che si riuniscono per cooperare a un fine comune; si denominano per lo più con riferimento al loro carattere, allo scopo perseguito, ecc.: s. letteraria, artistica; s. sportiva, s. ginnastica; s. protettrice (o per la protezione) degli animali; s. di mutuo soccorso; ecc. Possono essere organismi politici o economici, anche internazionali (come, per es., la S. delle Nazioni, organizzazione costituitasi nel 1919 con il fine di mantenere la pace tra i popoli e sviluppare la cooperazione internazionale nel campo economico e sociale, e cessata nel 1946 con il trapasso dei suoi poteri all’Organizzazione delle Nazioni Unite); enti di diritto pubblico istituiti per la difesa di interessi di categoria (per es., la S. italiana degli autori ed editori, cui è tra l’altro attribuita l’attività di intermediazione nella tutela dei diritti d’autore e la riscossione dei proventi derivanti dalla rappresentazione, esecuzione, riproduzione e ogni altra forma di sfruttamento delle relative opere); associazioni che si propongono di incrementare lo studio e la ricerca scientifica (S. filosofica, S. geologica, S. mineralogica italiana), ecc. Come denominazione di congregazioni religiose: S. del Divin Verbo, S. di Maria, S. salesiana di s. Giovanni Bosco, ecc. In diritto canonico, s. senza voti pubblici, quelle comunità i cui appartenenti non emettono i tre voti pubblici (povertà, castità, obbedienza) dei religiosi, pur vivendo in comune sotto il governo di superiori gerarchici; s. proibite, organizzazioni che la Chiesa proibisce in quanto perseguono il fine di operare contro la Chiesa stessa, o anche contro i legittimi poteri dello stato. Nella storia politica e delle religioni, s. segrete, organizzazioni in cui sono segreti i membri, la dottrina, le finalità e le attività, e l’esistenza stessa: le s. segrete europee dell’Ottocento, della Cina; le s. segrete religiose dell’Africa occidentale. b. In araldica, nel sign. generico di collettività, sono dette armi di s. quelle dei capitoli, monasteri, ordini religiosi e cavallereschi, corporazioni, ecc. c. Anticam., nome di alcune compagnie; per es., S. delle armi, a Bologna, a Lucca. 3. a. Ente, di origine contrattuale (contratto di s.) costituito da due o più persone che, con beni comuni, intendono esercitare un’attività economica per dividerne gli utili: s. di persone, caratterizzate dalla preminenza nel rapporto associativo dell’identità e dell’attività dei soci; s. di capitali, caratterizzate invece dalla preminente rilevanza dell’apparato patrimoniale operato dai soci; creare, fondare, sciogliere una s.; s. commerciale, di servizî, di navigazione, e s. del gas, di telefonia; imposta sulle s.; s. private, pubbliche, e s. a partecipazione statale o pubblica; s. fiduciarie, immobiliari (v. fiduciario e immobiliare); s. consortili, create da due o più imprenditori per organizzare congiuntamente la disciplina e lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese (per es., l’approvvigionamento di materie prime); s. cooperative, che perseguono il duplice scopo di dividere gli utili tra i soci e di procurare loro beni e servizî; s. a catena, v. catena (nel sign. 3 f). Tra i tipi fondamentali previsti e regolati in diritto civile: s. a responsabilità illimitata, i cui soci rispondono con tutto il loro patrimonio delle obbligazioni sociali, e in cui rientrano le s. semplici, caratterizzate, in negativo, dal non poter avere per oggetto lo svolgimento di una attività commerciale, e le s. in nome collettivo (v. collettivo1, n. 1 c); s. a responsabilità limitata, i cui soci rispondono solo nei limiti dei loro conferimenti sociali, in cui rientrano le s. per azioni (v. limitato); intermedie sono le s. in accomandita (v. accomandita), semplici o per azioni. Per s. anonima, v. anonimo. b. estens. Unione di due o più persone che stabiliscono di partecipare in comune a un’impresa, dividendo equamente fra loro le spese, i guadagni nonché i rischi e le perdite: mettersi, essere in s. con qualcuno; hanno fatto s. insieme; combinare un affare in s.; avere una bottega, un’officina, ecc., in s. con un altro; nell’uso fam., di qualsiasi cosa, fare in s., condividerne il possesso o il godimento. 4. a. Ceto, categoria sociale, per lo più con uso limitato alle categorie più elevate e quasi sempre con un agg. che le specifichi: la s. aristocratica, l’alta s.; la bella s.; la s. colta, intelligente; frequentare la buona s.; far parte della migliore s.; la s. elegante della Capitale. Per onorata s., come denominazione della camorra, e per estens. della mafia e di altre forme di criminalità organizzata, v. onorato. b. La vita di relazione delle persone che appartengono al ceto aristocratico più ricco ed elevato, quindi, in partic., ritrovo mondano, riunione nobile ed elegante: andare in s.; essere presentato in s.; abito da s.; fare vita di s.; fare buona figura in s., ecc. Con sign. più generico, giochi di s., quelli che si usano fare tra persone riunite per un trattenimento o una festa (v. gioco, n. 1 a); sono detti anche, ma più raram., giochi di sala. c. letter. La compagnia di altre persone: fuggire la s. dei (o con i) malvagi, degli ignoranti; cercare la s. delle persone perbene, di persone colte e intelligenti; dalla molestia degli uomini mi liberai facilmente, separandomi dalla loro s., e riducendomi in solitudine (Leopardi). 5. In biologia (per estens. analogica del sign. primo e fondamentale del termine): a. Con riferimento ad animali, gruppo di individui appartenenti alla stessa specie, tra i quali intercorrono rapporti di collaborazione e divisione del lavoro, definiti attraverso complessi sistemi di comunicazione (chimica, visiva, tattile, acustica). I sistemi sociali più complessi sono quelli costituiti dagli insetti sociali (api, formiche, termiti), nei quali il bene comune prevale su quello individuale, e che si fondano sull’esistenza di caste, ognuna deputata a svolgere un compito preciso all’interno del gruppo, mentre, tra i vertebrati, solo i mammiferi presentano rapporti sociali complessi, evolutisi a partire dal rapporto madre-figlio. Le società si differenziano soprattutto per la capacità di distinzione e riconoscimento individuale degli elementi del gruppo, ciascuno dei quali appartiene a un rango gerarchico definito. Nei carnivori la causa principale dell’evoluzione dei rapporti sociali è costituita dalla caccia, in quanto la cooperazione tra gli individui ne aumenta l’efficacia, mentre le società di primati si distinguono per la notevole differenziazione dei ruoli e dei comportamenti individuali, e per l’importanza assunta dall’apprendimento e dalla trasmissione culturale nella definizione dei rapporti sociali tra i membri del gruppo. b. In botanica, s. vegetale, raggruppamento di piante, sinon. di cenosi.