soffiatura
s. f. [der. di soffiare]. – 1. L’atto di soffiare; raro con uso generico, è com. soltanto con riferimento a operazioni tecniche: a. Sistema di lavorazione seguìto per alcuni tipi di materiali ridotti allo stato plastico, consistente nell’introdurre aria sotto pressione nella massa allo scopo di foggiarla, a mano o mediante stampi, secondo la forma degli oggetti da ottenere: s. di materie plastiche; s. del vetro, eseguita dall’operaio soffiatore, che preleva dal forno, con una cannuccia di ferro, una pallottola di pasta vetrosa e, soffiando nella cannuccia e aiutandosi con spatole, pinze e altri attrezzi, ne ricava l’oggetto voluto. b. Operazione consistente nell’inviare, per mezzo di una soffiante, aria (o ossigeno o miscela aria-ossigeno), fredda o preriscaldata, in un forno industriale, e in partic. negli altiforni. c. L’operazione di sfioccare e selezionare il pelo animale con le macchine soffiatrici. 2. L’effetto del soffiare, e quindi protuberanza o sim. prodotta da insufflamento. In partic.: a. In metallurgia, difetto dei getti di fusione (detto anche sbollitura) dovuto alla presenza di piccole cavità, diffuse nel getto stesso, contenenti aria o gas provenienti dalle forme o prodotti durante la colata, i quali non hanno potuto liberarsi prima della solidificazione della massa metallica; è un difetto che riduce notevolmente la resistenza meccanica del pezzo. b. S. di madreperla, protuberanza dello strato madreperlaceo della conchiglia perlifera.