soggezione
soggezióne (ant. o pop. suggezióne) s. f. [dal lat. subiectio -onis, der. di subicĕre «assoggettare» (v. soggetto1)]. – 1. L’essere soggetto, lo stato e la condizione di chi è soggetto: s. politica, culturale; s. allo straniero; accettare, o rifiutare, la s. all’autorità paterna; ant., mettere o porre in s., rendere soggetto, assoggettare: repubblica aristocratica ovvero di nobili non può nascere che da una estrema comune necessità che gli agguagli e ponga in soggezion delle leggi (Vico). Nel diritto, lo stato di chi è costretto a subire un’iniziativa giuridica altrui nei proprî confronti, senza potersi opporre legalmente (per es., il debitore insolvente che subisce l’esecuzione forzata dei beni promossa dal creditore nei suoi confronti). 2. Senso d’imbarazzo e di timidezza che si prova di fronte a persone importanti o notevoli per la loro posizione e il loro valore, o in ambienti nuovi, lussuosi, grandiosi e solenni: dare, ispirare s.; provare, sentire s.; avere s. a fare una cosa; mettere in s., intimorire; mettersi in s., avere s. di qualcuno o di qualcosa, sentirsene intimorito: tràttalo da pari e non ti mettere in s. davanti a lui; all’entrare, si sentì preso da quella suggezione che i poverelli illetterati provano in vicinanza d’un signore e d’un dotto (Manzoni). Non com. la locuz. di soggezione, di riguardo, con riferimento a persone che non possono essere trattate con familiarità: la compagnia, con cui si ha da andare, è di soggezione (Goldoni).