soggiogare
v. tr. [dal lat. subiugare «mettere sotto il giogo, assoggettare», comp. di sub «sotto» e iugum «giogo»] (io soggiógo, tu soggióghi, ecc.). – 1. Assoggettare, sottomettere; ridurre in potere proprio o di altri: Cesare soggiogò la Gallia, ma non riuscì a s. a Roma i Germani; Che vale a soggiogar gli altrui paesi ...? (Petrarca). Fig., dominare, sopraffare: lo soggiogava con la propria autorità, con la potenza del suo sguardo; l’amore decide di tutto il nostro essere se ci soggioga, e ci fa perdere la ragione o la vita (Bettinelli); non com., reprimere: s. le passioni. 2. ant. o letter. Stare, essere posto al di sopra; sovrastare: per salire al monte Dove siede la chiesa che soggioga La ben guidata sopra Rubaconte (Dante), riferendosi alla chiesa di S. Miniato che domina dall’alto la città di Firenze; il gran palazzo della tenuta Balestrieri, che soggioga con la sua vastità quell’altura (M. Pratesi). ◆ Part. pass. soggiogato, anche come agg., assoggettato, sottomesso: popoli, paesi soggiogati; domato, represso: una sollevazione, né soggiogata né vittoriosa (Manzoni); fig., vinto, sopraffatto, o affascinato: rimase soggiogato dal suo sguardo; è completamente soggiogato dalle grazie di quella donna.