solingo
agg. [der. di solo, col suff. germ. -ingo (cfr. camarlingo, guardingo, ecc.)] (pl. m. -ghi), poet. – 1. a. Di luoghi, solitario, non frequentato, deserto: Noi andavam per lo s. piano (Dante); luogo molto s. e fuor di mano (Boccaccio); tornata alla s. stanza La vaga giovinetta (Giusti); in usi estens.: proseguendo la s. via (Dante); Quale in notte solinga, Sovra campagne inargentate ed acque ... Scende la luna (Leopardi). b. Di persona, che si trova solo, o che ama stare solo, che preferisce cioè la solitudine: Quivi solingo (perché ogni diletto, Perch’ogni compagnia prova nimica) Si ritraea (Ariosto); Ove né donna innamorata preghi, Né passeggier s. oda il sospiro Che dal tumulo a noi manda Natura (Foscolo); E Pan l’eterno che su l’erme alture A quell’ora e ne i pian solingo va (Carducci); per estens., anche di animali, di piante o d’altre cose: Tu, s. augellin, venuto a sera Del viver che daranno a te le stelle (Leopardi); Quella rosa gentil ... ora ne’ campi Cresce solinga (Parini); splendeva una s. stella Presso la luna, per il gran deserto Del cielo (Pascoli). 2. ant. e raro. Solo, unico: fummo ... da tua terra insieme presi Come suole esser tolto un uom solingo, Per conservar sua pace [cioè per coprire la carica di podestà] (Dante).