solletico
sollético s. m. [der. di solleticare] (pl. -chi). – 1. Forma di sensazione cutanea risvegliata di solito da contatti molto lievi e rapidamente mobili, raram. da pressioni intense: è una sensazione tattile di natura sconosciuta, con speciali caratteri soggettivi più o meno spiacevoli, accompagnata da riflessi difensivi spesso intensi; si produce più facilmente in determinate regioni del corpo, come quelle laterali del tronco, le piante dei piedi, e nella cute che circonda gli orifizî naturali corporei (bocca, naso, orecchi, ecc.): il corpo animato, ... venendo toccato, verbigrazia, sotto le piante de’ piedi, sopra le ginocchia o sotto l’ascelle, sente, oltre al commun toccamento, un’altra affezzione, alla quale noi abbiamo imposto un nome particolare, chiamandola ῾solletico’: la quale affezzione è tutta nostra, e non punto della mano; e parmi che gravemente errerebbe chi volesse dire, la mano, oltre al moto ed al toccamento, avere in sé un’altra facoltà diversa da queste, cioè il solleticare, sì che il solletico fusse un accidente che risedesse in lei (Galilei). Locuzioni: fare il s., provocarne la sensazione: fare il s. sotto le ascelle, sul collo, vellicando un orecchio (in senso fig., con sfumatura diversa e in frasi per lo più negative, fare il s., lasciare indifferente o quasi, essere appena avvertito: è così robusto che i tuoi pugni non gli farebbero neanche il s.; e con intenzione provocatoria: le tue minacce mi fanno il solletico); avere, sentire, soffrire il s., essere sensibile ai contatti che possono produrlo; al contr., non avere, non sentire, non soffrire il s., essere insensibile o scarsamente sensibile ad esso; analogam., sopportare, non sopportare il solletico. 2. fig. Stimolo leggero, eccitamento per lo più piacevole: il s. della vanità, dell’ambizione; L’ime officine [le cucine], ove al volubil tatto Degl’ingenui palati arduo s’appresta Solletico che molle i nervi scota (Parini); sentire il s. di fare qualche cosa, sentirne la voglia.