solvere
sòlvere v. tr. [dal lat. solvĕre; v. sciogliere] (pass. rem. solvéi o solvètti, ecc.; part. pass. soluto), letter. ant. – Sciogliere; raro in senso proprio, è più com. in usi estens. e fig.: solutosi subitamente nell’aere un groppo di vento ... (Boccaccio). In partic., risolvere, chiarire, spiegare: ne l’error che m’avete soluto (Dante); poi cominciò a pensare della detta quistione, e a dubitare tra se medesimo, e non la sapea s. (Fior. di s. Franc.); desidero ora che mi solviate un altro dubbio (Machiavelli); liberare: per solverti dal legame della promessa (Boccaccio); Beato qual da lei suo’ pensier solve, E tutto drento alla virtù s’involve! (Poliziano); anche come rifl.: Da questa tema a ciò che tu ti solve, Dirotti perch’io venni (Dante). Con sign. più partic., s. un desiderio, il digiuno, o sim., soddisfarlo: solvi il tuo caldo disio (Dante); Send’io tornato a solver il digiuno Di veder lei (Petrarca); s. un dovere, un impegno, un debito, soddisfarlo, pagarlo: noi contrattiamo, ci obblighiamo e solviamo, col pagamento, le obbligazioni contratte (Einaudi). ◆ Part. pres. solvènte, anche come agg. e sost. (v. la voce). ◆ Part. pass. soluto, anche come agg. e s. m. (v. la voce).