somigliare
(letter. simigliare) v. tr. e intr. [lat. *similiare, der. di simĭlis «simile»] (io somìglio, ecc.). – 1. tr. a. non com. Ricordare, per caratteristiche simili (fisiche, morali, caratteriali, ecc.), un’altra persona o un’altra cosa: quel ragazzo somiglia tutto suo padre; Miriam costei quand’ella parla o ride, Che sol se stessa, e nulla altra simiglia (Petrarca); a Giunone è consacrato il pavone, che con la coda somiglia i colori dell’Iride (Vico). b. letter. Confrontare, paragonare: i poeti somigliano spesso la morte a un sonno profondo; assomigliare: E tutti quanti [i fiori] gli vo somigliando Al viso di colui (Boccaccio). 2. intr. (aus. avere) a. Avere caratteristiche simili, essere simile: il bambino, da piccolo, somigliava tutto alla mamma; lui è un gran lavoratore e un galantuomo, ma i figli non gli somigliano affatto; questo vestito somiglia molto al mio. Spesso con la particella pron., con valore reciproco: le due sorelle si somigliano come due gocce d’acqua; quei due ragazzi si somigliano nell’aspetto, non nel carattere (o d’aspetto, non di carattere). b. ant. Sembrare, parere: un cavalier perfetto, Qual voi mi somigliate nell’aspetto (Berni). 3. Sostantivato, non com., a somigliar di, a somiglianza di: Fugaci giorni! a somigliar d’un lampo Son dileguati (Leopardi). ◆ Part. pres. somigliante, anche come agg. (v. la voce).