sommo1
sómmo1 (ant. summo) agg. e s. m. [lat. sŭmmus, aggettivo der. con valore superlativo da sub, nel sign. di «sopra»]. – 1. agg. Assolve le funzioni di superlativo di alto e di grande. In partic.: a. Altissimo, il più alto; di uso letter. in senso proprio: salire, volare sulle s. vette dei monti; con uso affine a quello del lat. summus (nelle espressioni summus mons «la cima del monte», summa domus «la parte più alta della casa»), ha talvolta il sign. di «posto nel luogo più alto, più elevato»: da le somme stanze Le damigelle pallide, tremanti, Precipitaro (Parini). Più spesso in senso fig., il più elevato tra tutti, spec. con riferimento a gerarchie e ordini particolari: il s. sacerdote, nell’antica religione ebraica; il s. pontefice, il papa; i s. gradi della carriera. Comuni le locuz. avv. in s. grado, al massimo, quanto più è possibile, e per s. capi, limitandosi ai punti, ai fatti fondamentali, di maggiore importanza e interesse: esporre, raccontare, riassumere per s. capi. b. Grandissimo, massimo: una questione di s. importanza; trattare con s. riguardo; tributare s. onori; una persona di s. autorità, di somme virtù; s. sapienza, s. bene, espressioni spesso riferite a Dio; un s. ingegno, con riferimento a persona di intelligenza superiore; e di chi eccelle in un’attività, in una professione e sim.: un s. oratore; un s. condottiero; un s. poeta (per antonomasia, il s. poeta, Dante). 2. s. m. La parte più alta, la sommità; letter. o poco com. con uso assol.: Dio ci guida dal s. del Cielo; più frequente nelle locuz. preposizionali: a sommo e al s. di, in sommo a, in cima a, nella parte più alta di: a s. della scala, in s. al colle; Queste parole di colore oscuro Vid’ïo scritte al sommo d’una porta (Dante); Vill’Amarena a s. dell’ascesa (Gozzano); ant., a s. il (senza la prep. di): E mostrommi una piaga a s. ’l petto (Dante). Di uso fam. la locuz. avv. al sommo, in sommo grado, soprattutto in giudizî negativi: è bugiardo al sommo. ◆ Avv. sommaménte (v. la voce).