sopprimere
sopprìmere v. tr. [dal lat. supprimĕre (comp. di sub «sotto» e premĕre «premere»), propr. «premere in giù, schiacciare»] (pass. rem. sopprèssi, sopprimésti, ecc.). – 1. ant. a. Premere, calpestare: una rena arida e spessa, Non d’altra foggia fatta che colei Che fu da’ piè di Caton già soppressa (Dante). b. fig. Opprimere, sopraffare. 2. fig. a. Annullare quanto era stato precedentemente istituito o disposto; abolire: s. un ministero, una carica; s. una scuola, una cattedra, un corso di studî; s. una legge, un articolo di legge. Per estens., con valore più generico, eliminare, togliere: s. una clausola contrattuale; s. una riga della composizione per pareggiare la pagina; la censura ha soppresso alcune scene del film; s. un libro, un’edizione, una stampa, ordinarne d’autorità il sequestro o la distruzione. b. Uccidere, eliminare fisicamente e in modo violento una o più persone: i capi dell’opposizione furono soppressi uno dopo l’altro; i banditi soppressero l’unico testimone della rapina; anche, abbattere, ammazzare animali: il bestiame malato è stato soppresso. Nel rifl., sopprimersi, darsi la morte: se non esiste più dolore, perché ha deciso di sopprimersi? (Piovene). ◆ Part. pass. sopprèsso, anche come agg., annullato, revocato, eliminato e sim.: i privilegi soppressi; la s. procedura; edizione soppressa; corsa soppressa, in linee di trasporto; ant., represso, contenuto: Si versan pianti, gemiti e lamenti. Ma quanto più si può, cheti e soppressi (Ariosto).