sopraelevazione
sopraelevazióne (o soprelevazióne) s. f. [der. di sopr(a)elevare]. – 1. L’azione di sopraelevare, il fatto di venire sopraelevato: cedere, comprare i diritti di s. di un immobile; ottenere il permesso di s. di uno stabile; è stata approvata la s. delle linee ferroviarie che attraversano la città. 2. Con valore concr.: a. La parte di edificio sopraelevata, costruita cioè al di sopra della sua linea di gronda: la vostra abitazione dev’essere all’ultimo piano, se è adattabile quello che c’è ci serviremo di quello, altrimenti costruiremo una sopraelevazione (Palazzeschi). b. Nella tecnica ferroviaria, s. della rotaia esterna (detta anche sopralzo o sopraelevamento), il dislivello esistente tra la rotaia esterna e quella interna del binario nelle curve: serve a dare un’inclinazione al veicolo in curva in modo da creare una componente del peso opposta alla forza centrifuga con conseguente riduzione della spinta del bordino della ruota contro la rotaia esterna; è tanto maggiore quanto più è piccolo il raggio della curva e raggiunge, nelle ferrovie dello stato, un massimo di 16 cm. c. Nelle costruzioni stradali, la s. del bordo esterno della strada rispetto al bordo interno delle curve produce un’inclinazione della carreggiata, e quindi del veicolo che la percorre, con funzione analoga a quella della sopraelevazione ferroviaria; la sua entità è limitata dalla necessità di impedire, in caso di pioggia o gelo, lo scivolamento di un veicolo che si fermi in curva. 3. In etnologia, antica e tipica forma di sepoltura per esposizione, attuata con l’intento di proteggere la salma dagli animali e dagli uccelli predatori ponendola sopra una piattaforma inserita su un albero o costruita con struttura propria, praticata, tra gli altri, dai Sioux dell’America Settentr. e dai Tungusi della Siberia; più raramente l’intento può essere quello opposto, di accelerare cioè la scarnitura del cadavere esponendolo alla voracità degli avvoltoi su piattaforme elevate. Sono caratteristiche tipiche le cosiddette torri del silenzio, erette dai Parsi, seguaci dello zoroastrismo, isolate dall’abitato, costruite in pietra e coperte da una piattaforma circolare a gradoni, posta attorno a un pozzo centrale dentro cui vengono gettati gli indumenti del defunto, mentre la salma viene deposta sulla piattaforma; periodicamente, ciò che rimane degli scheletri viene gettato nel pozzo le cui acque pluviali vengono convogliate attraverso canali di scolo nel terreno circostante.