soprastare
v. intr. [comp. di sopra- e stare, sul modello del lat. superstare] (io soprastò, tu soprastài, egli soprastà, ecc., e ant. soprasto, ecc.; negli altri tempi, coniug. come stare; aus. essere e raram. avere). – 1. Variante ant. di sovrastare (di cui segue per lo più la coniugazione), nel sign. di stare sopra, essere posto più in alto; e nel sign. fig. di essere imminente, stare per accadere: alla città ... soprastavano quello anno pericoli di non perdere la libertà (Machiavelli). 2. letter. Dominare, tenere soggetto: i loro avversari gli soprastavano con molto orgoglio (Compagni); e fig.: s. a le passioni (Dante); come io so altrui vincere, così similmente so a me medesimo s. (Boccaccio); anche tr., vincere, superare, o dominare, sopraffare: quando uno può poco, e colui che può assai il soprasta ..., non credi che Idio il vogli punir lui? (s. Bernardino). 3. Restare, fermarsi, trattenersi in un luogo: essendo Mino uscito di casa ... soprastette la notte di fuori (Sacchetti); indugiare, attendere: fu principalmente deliberato che si accelerasse la partita, dubitando che quanto più si soprastava tanto più si accrescessino le difficoltà (Guicciardini); esitare, rimanere perplesso: Martuccio, veggendo la giovane, alquanto maravigliandosi soprastette e poi sospirando disse ... (Boccaccio). ◆ Part. pres. soprastante, anche come agg. e sost. (v. la voce).