sorte1
sòrte1 s. f. [lat. sŏrs sŏrtis]. – 1. Forza che regola o s’immagina regolare in modo imprevedibile le vicende umane, senza che la volontà degli uomini possa nulla contro di essa: la s. ha voluto che nascessi povero; siamo tutti in balìa della s.; confidare, sperare nella s.; affidarsi, rimettersi alla s.; per (una) ironia della s., per un caso fortuito e strano, quasi che il destino volesse fare uno scherzo sgradito: avevo perso il portafoglio, e per ironia della s. proprio quel giorno le banche erano in sciopero; con varî attributi per specificare se essa si dimostri o no propizia a chi le è soggetto: la s. mi si è mostrata favorevole, sfavorevole, contraria, nemica; imprecare contro la s. avversa; la buona, la cattiva (o mala) sorte volle che ...; prov., cuor forte vince cattiva s. (oppure vince la s.); talora anche con agg. possessivo: è stata la mia mala s. che me l’ha fatto incontrare!; la tua cattiva s. continua a perseguitarti. Con sign. partic., tentare la s., tentare la fortuna, fare un tentativo, anche rischioso, con la speranza di ottenere qualche vantaggio materiale, spec. con riferimento a chi punta una somma al gioco, in una scommessa, ecc. 2. estens. Ciò che la sorte destina agli uomini; il complesso delle vicende, spec. personali, e delle condizioni materiali e morali riserbate a ciascuno dalla sorte, indipendentemente dalla sua volontà, dalle sue aspirazioni o decisioni: questa è ormai la mia s.; essere contento, scontento, soddisfatto, insoddisfatto della propria s.; lamentarsi della propria s.; abbandonare qualcuno alla sua s., abbandonarlo al suo destino, rinunciare a intervenire per salvarlo, aiutarlo, consigliarlo e sim.; in questo sign. il termine è spesso accompagnato da un agg. che esprime un giudizio soggettivo: mi è toccata una brutta s.; avere una buona, una cattiva s.; rendere meno dura la s. di qualcuno; Nell’una [porta] è insculta la ’nfelice sorte Del vecchio Celio (Poliziano); per estens., con riferimento a cosa, per indicarne l’esito, la riuscita positiva o negativa: le sue fatiche, i suoi sforzi hanno avuto una buona, una cattiva sorte. Frequente la locuz. avere o avere avuto in sorte, trovarsi in determinate condizioni o possedere doti, qualità (anche negative) per un concorso di congiunture casuali o comunque indipendenti dalla propria volontà: ha avuto in s. un’esistenza agiata (o tribolata), un carattere mite, un’intelligenza prontissima (o molto scarsa); abbiamo avuto in sorte di nascere in un paese libero; analogam. esser dato, toccare, venire in s.: quel soave velo Che per alto destin ti venne in s. (Petrarca); divisa la preda, toccò per avventura, tra l’altre cose, in s. a un messer Guasparrin Doria la balia di madama Beritola e i due fanciulli con lei (Boccaccio). Con partic. riferimento a vicende e condizioni future: ignorare la propria s.; so già quale sarà la mia s.; non hai il potere di decidere tu della nostra s.; prov., fino alla morte non si sa la sorte, non si sa quale fine si farà. Nel plur., è di uso per lo più letter.: l’alterna Onnipotenza delle umane sorti (Foscolo); avere a cuore le s. del proprio paese. 3. a. Con sign. più generico, vicenda imprevista e casuale, occasione: ho avuto la rara, la fortunatissima s. di conoscerlo; talora, occasione fortunata: abbiamo avuto la s. di trovare un bravo insegnante (così nell’esclam. pop. tosc. sorte che ...!, fortuna che ...: sorte che ce ne siamo accorti in tempo!). b. Evento fortuito, caso, nella locuz. per sorte, per caso: i portantini, vedendo la mala parata, ricoverarono il padrone in una casa d’amici, che per s. era vicina (Manzoni); ant. o region. a sorte, con lo stesso sign.: andandogli in quelli tumulti il popolo armato a casa per saccheggiarla, messere Francesco ... si trovava a sorte in casa (Machiavelli). Quest’ultima locuz. è peraltro com. nelle espressioni estrarre, tirare a s., sorteggiare, scegliere mediante sorteggio: si estrasse a s. chi doveva giocare per primo. 4. ant. a. Ciascuno degli oggetti di varia natura (pietre, astragali, dadi, tavolette scritte, ecc.) che, gettati o mescolati a caso oppure scelti a caso tra gli altri simili, erano usati in molte civiltà e religioni antiche per fini divinatorî, traendosi auspici dalla loro disposizione o dalla loro forma o dai segni che portavano (pratica detta cleromanzia): gettare le s.; profetare per sorti; divinazione per sorti; Fer la città sovra quell’ossa morte; E per colei che ’l loco prima elesse Mantüa l’appellar sanz’altra sorte (Dante, alludendo all’uso antico di scegliere il nome di una città gettando le sorti). b. Foglietto scritto che serviva per un sorteggio: gioco delle s., gioco di società, diffuso nel periodo rinascimentale, che consisteva nell’estrarre bigliettini sui quali figuravano motti e allusioni argute ricavate non di rado dalle poesie del Petrarca. c. Cosa che tocca in sorte; in partic., la parte che spetta di un’eredità, di un guadagno, e sim.: De’ quali [nostri beni] a Palemon tutta mia sorte Ti priego doni appresso a la mia morte (Boccaccio). Anche, il capitale che si dà o si riceve a frutto. 2. Nel diritto romano di tarda età imperiale, era detto sorte (lat. sors) il terreno assegnato a un barbaro in seguito alla distribuzione di fondi per sorteggio.