sospettare
v. tr. e intr. [lat. suspĕctare, forma intens. di suspicĕre (part. pass. suspectus), «guardare dal di sotto, sospettare»] (io sospètto, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. Ritenere una persona responsabile di un reato o di altra grave mancanza, in base non a prove ma a indizî più o meno fondati: la polizia, per questo furto di gioielli, sospetta la cameriera; era sospettato come mandante dell’assassinio; seguito da prop. oggettiva: qualcuno sospetta che sia stato il marito a ucciderla. Con costruzione intr., avere dei sospetti di colpevolezza: nessuno poteva s. di lui, dati i suoi ottimi precedenti; non vorrete s. di me e dei miei amici! 2. Ritenere in base a indizî più o meno fondati che quanto è accaduto o sta accadendo abbia una spiegazione o una natura diversa e più grave di quella che appare o si vuol fare apparire: il giudice istruttore, nonostante tutto, continua a s. un omicidio, o che si tratti di omicidio; le autorità sospettano un atto di sabotaggio; nelle sue proposte c’è sempre da s. un inganno, un doppio fine. Come intr. e con sign. attenuato, diffidare, temere che da una persona o da una cosa derivi un danno o un pericolo per sé o per i proprî interessi: sospettano l’uno dell’altro; è uno che sospetta di tutto e di tutti; non devi s. della mia buona fede. 3. estens. Credere, pensare, supporre (sempre con idea di dubbio, ma senza riferimento particolare a reati, mancanze, danno o pericolo): nessuno avrebbe sospettato in lui tanta forza d’animo (o che avesse tanta forza d’animo); non sospettava di avere tra le mani un importante reperto archeologico; Certo ’l rischio fu grande, ed ella avea Giusta cagion di sospettarmi morta (T. Tasso), di ritenere che io fossi morta.