sospirare
v. intr. e tr. [lat. suspirare, comp. di sub (v. so-) e spirare «respirare»]. – 1. intr. (aus. avere) a. Fare un sospiro, dei sospiri, come espressione di tristezza, di rimpianto, di desiderio, di attesa ansiosa o di altro turbamento spirituale: non fa che piangere e s.; che hai da s. tanto?; che cos’è che ti fa s.?; E par che de la sua labbia si mova Un spirito soave pien d’amore, Che va dicendo a l’anima: Sospira (Dante). La persona o la cosa che è la causa del sospirare è espressa normalmente con per: s. per le difficoltà in cui si deve vivere; s. per qualcuna, per qualcuno, esserne innamorato, desiderare che corrisponda al proprio amore o che sia vicino: Ah quante ninfe per lui sospirorno! (Poliziano); s. per la lontananza dell’innamorata; raro e poet. con di: Dov’è viva colei ch’altrui par morta ... e sol di te sospira (Petrarca); e con a, nel sign. di anelare, tendere ardentemente: O glorïose stelle, ... A voi divotamente ora sospira L’anima mia (Dante). b. letter. Spirare, soffiare dolcemente: Al sospirar de’ zeffiri, L’uom giusto fiorirà (Chiabrera). 2. tr. a. Desiderare, rimpiangere ardentemente; anelare: s. la patria lontana, la libertà perduta, il ritorno di una persona cara; Piansi i riposi di quest’umil vita, E sospirai la mia perduta pace (T. Tasso); Fra queste piante ov’io siedo e sospiro Il mio tetto materno (Foscolo). Per estens., attendere con ansia, aspettare lungamente: quei quattro soldi che gli devono dare, glieli fanno s.!; la promozione gliel’hanno fatta s.; e di persone che tardano, che stanno a lungo senza farsi vedere: si fa s., ti fai sospirare. b. ant. e letter. Piangere, lamentare: Non mai con tanto gaudio o stupor tanto Levò gli occhi al figliuolo alcuna madre, Ch’avea per morto sospirato e pianto (Ariosto). ◆ Part. pass. sospirato, anche come agg. (v. la voce).