sovrastare
v. tr. e intr. [comp. di sovra- e stare, sul modello del lat. superstare; v. soprastare] (io sovrasto, tu sovrasti, ecc.; pass. rem. io sovrastài, ecc., secondo il paradigma della 1a coniug.; come intr., aus. essere e avere). – 1. a. Stare sopra, elevarsi sopra: al dosso De l’arco, ove lo scoglio più sovrasta (Dante), più s’innalza sopra il fosso; il sole ... sovrastà a perpendicolo (D. Bartoli); la montagna sovrasta la valle. b. Con riferimento a persona, ergersi, spiccare sopra un’altra o più altre per maggiore altezza: [Argante] Sovrasta a lui con l’alto capo (T. Tasso); sovrastava a tutti con la sua potente figura. c. Più com. in senso fig., essere imminente, poter accadere da un momento all’altro, con riferimento a sventure o avvenimenti avversi e temuti: un grave pericolo ci sovrasta tutti; qualche gran danno, ohimè! sovrasta Di Priamo ai figli (V. Monti). 2. Ant. con alcuni sign. in cui è, o era, più com. soprastare (di cui a volte segue la coniugazione): a. Esser superiore, avere autorità: coloro che sovrastanno agli altri. b. Trattenersi, continuare a stare in un luogo: Ma ’l sovrastar ne la pregion terrestra Cagion m’è, lasso, d’infiniti mali (Petrarca). c. Attendere con perseveranza a qualche cosa: li legisti, medici e quasi tutti li religiosi ... non per sapere studiano ma per acquistare moneta o dignitade; e chi desse loro quello che acquistare intendono, non sovrastarebbero a lo studio (Dante), se qualcuno cioè li fornisse di denaro e dignità, a cui essi aspirano, smetterebbero di dedicarsi allo studio. ◆ Part. pres. sovrastante, anche come agg. (v. la voce prec.).