sovvenire2
sovvenire2 (ant. sovenire, suvvenire) v. tr. e intr. [lat. subvenire «venire in aiuto, soccorrere; sopraggiungere», comp. di sub «sotto» e venire «venire»] (coniug. come venire), letter. – 1. tr. Aiutare, soccorrere: De la mia compagnia costui sovvenni (Dante); dal padre fu sovenuto (Boccaccio); bisogna sovvenire la donna (Deledda). Come intr. (aus. avere), venire in aiuto, soccorrere (seguìto dal compl. di termine della cosa per cui si viene in aiuto): s. ai bisogni, alle necessità di qualcuno; avendo il conte a pensare a’ casi proprii non potrebbe alla ambizione di Filippo suvvenire (Machiavelli); più raram. riferito alle persone o agli enti cui si viene in aiuto: s. ai poveri, a una famiglia bisognosa; acciò che sovvengano alla cristianità cadente (Sarpi). 2. intr. (aus. essere) Venire in mente, tornare alla memoria: Mi sovvenne l’amata mia Creusa, Il mio piccolo Iulo, e la mia casa (Caro); Or le sovviene il giorno, Ahi fero giorno! allor che la sua bella Vergine cuccia ... (Parini); e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni (Leopardi); «Vi sovvien» dice Alberto di Giussano «La domenica triste de gli ulivi?» (Carducci); e con il compl. di specificazione della persona o della cosa di cui ci si ricorda: mal volontier lo dico; Ma sforzami la tua chiara favella, Che mi fa sovvenir del mondo antico (Dante); Non ti soven di quella ultima sera ...? (Petrarca); Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato (Leopardi). Come intr. pron., non com., ricordarsi: non mi sovvengo più del tuo nome.