spaccatura
s. f. [der. di spaccare2]. – 1. a. L’atto, l’operazione dello spaccare: s. di tronchi d’albero, nell’industria della carta, l’operazione che precede la sfibratura; s. delle pelli, il taglio in due strati sottili, nel senso dello spessore, delle pelli da conciare, così da ottenere altrettanti prodotti finiti, con caratteristiche diverse: lo strato superiore (pelle spaccata, o fiore), lavorato con varî procedimenti di concia (vegetale, al cromo, oppure misto) e destinato, a seconda della qualità e dello spessore della pelle, alla legatoria, oppure utilizzato per cappelli, borse, foderami, ecc., e lo strato inferiore (pelle scamosciata o carne) conciato all’olio e destinato alla pulizia e all’abbigliamento (v. scamosciato). In tipografia e legatoria, sinon. di spartitura. b. L’effetto dello spaccare o dello spaccarsi, e anche l’apertura, la soluzione di continuità, che ne risulta: un terreno pieno di spaccature. Con accezione specifica, in fitopatologia, lesione traumatica, di solito longitudinale, dovuta più frequentemente a gelate o piogge abbondanti dopo un periodo di aridità, che si riscontra sulla superficie di organi succulenti, come frutti (ciliege o pomodori), bulbi, radici, e sul ritidoma o nel legno dei tronchi o dei grossi rami. 2. In senso fig., contrasto di una certa gravità: nei loro rapporti s’è creata una s.; profonda divisione ideologica che si viene a creare all’interno di un partito, di un movimento, o di un’assemblea e sim.: continuando così, il partito andrà incontro a una pericolosa s.; la maggioranza ha subìto una grave spaccatura.