spaccio
spàccio s. m. [der. di spacciare]. – 1. ant. a. Lo spacciare, il disimpegnare o sbrigare una faccenda: essendo già tardi e il nigromante aspettando lo s. e affrettandolo, venne un medico con un beveraggio e ... gliel fece bere (Boccaccio). b. Invio di un messaggio, di un dispaccio; in senso concr., il dispaccio stesso, la lettera e le lettere che s’inviano con uno stesso corriere: Ch’ogni dì scriva et empia fogli e spacci Al Duca or per consiglio or per aiuto (Ariosto); in partic., la lettera d’avviso con cui il banchiere o mercante comunica al suo corrispondente di avere spedito una lettera di cambio. c. Partenza, commiato: e ’n sullo spaccio In bocca si baciâr di buon talento (A. Pucci); dare s., dare commiato: allora si dà spaccio a la bestia trionfante, cioè a gli vizii che predominano e vogliono conculcar la parte divina (G. Bruno). 2. a. Vendita al pubblico: si determina il prezzo e si ordina il ripartimento e lo s. delle mercatanzie (D. Bartoli); una merce che ha molto, o poco s.; questi articoli hanno un grande s., o sono di sicuro s.; una macelleria autorizzata allo s. di carne equina. b. Con sign. concr., negozio, o anche esercizio di rivendita al dettaglio, soprattutto presso comunità, collettività e sim.: s. di generi alimentari, di sali e tabacchi; lo s. del ministero, dell’ospedale, della caserma; con uso assol.: andare allo s.; fare la spesa allo spaccio. c. Il mettere in circolazione o vendere qualcosa di illecito, o il cui commercio è vietato dalla legge: s. di monete false; è stato arrestato per s. di droga. d. ant. Approvazione del corso di monete: moneta di s., la moneta che aveva corso in un determinato periodo.