spalla
s. f. [lat. spatŭla «spatola», e nel lat. tardo «spalla, scapola», propriam. dim. di spatha: v. spada e spatola]. – 1. a. In anatomia umana, il segmento corporeo di unione tra l’arto superiore e il torace, suddivisibile nelle tre regioni: ascellare, deltoidea e scapolare; consta di una impalcatura di sostegno, costituita dalle tre ossa (testa omerale, scapola, clavicola) che concorrono a formare l’articolazione scapolo-omerale, da formazioni muscolari (di cui è parte preminente il deltoide), vascolari, nervose, ecc.: s. sinistra, s. destra; l’articolazione, i muscoli della s.; tenere una s. più alta o più bassa dell’altra; con senso più generico: battere sulla s. di uno, per attirare la sua attenzione; mettere una mano sulla s. di qualcuno, in segno di protezione o di affettuoso interessamento. Locuz. avv. di spalla, con una spalla: colpire il pallone di s.; in ostetricia, presentazione di s. (del feto), v. presentazione; a spalla, sulle spalle, a forza di spalle: trasportare un carico a spalla; alcuni pezzi di artiglieria venivano portati a spalla dagli alpini. Al plur., con valore collettivo e sign. generico: l’ampia scollatura lasciava vedere un bel paio di spalle; avere le s. grosse, larghe, tonde, quadrate, spioventi (per i sign. fig., v. più avanti); essere forte di spalle; tenere le s. curve; su con le s.!, dritto con le s.! frasi di esortazione a tenere una posizione eretta; alzare le s., stringersi nelle s. (cfr. fare spallucce), per esprimere noncuranza, oppure poca volontà o impossibilità d’intervenire in un senso o in un altro; lavorare di spalle, farsi largo a spallate e, per estens., con ogni mezzo; buttarsi uno scialle sulle s.; portare un peso sulle s.; prendere qualcuno per le s.; montare sulle s. di un altro. b. Sempre al plur., in espressioni fig.: aver buone s., avere s. robuste, essere in grado di resistere a disagi e difficoltà, poter sostenere il peso di gravi responsabilità; avere le s. larghe, saper far fronte alle proprie responsabilità, o anche agli attacchi, alle critiche ingiuste; avere una pesante responsabilità, un grosso lavoro (e sim.) sulle s., dovervi far fronte, doverne risolvere i problemi; avere una famiglia sulle s., dover provvedere a mantenerla; prendersi qualcosa sulle s., prenderne su di sé la responsabilità; avere molti anni sulle s., essere vecchio, o molto vecchio (ma anche: ho ormai 40 anni sulle s., e non sono più un giovanotto); gravare le s. (a qualcuno), recargli fastidio, dolore e sim. (quel che più ti graverà le spalle, Sarà la compagnia malvagia e scempia, Dante); vivere, campare, mangiare alle s. di qualcuno, a sue spese, pesando economicamente su di lui. c. Al plur., per estens. e anche con sign. fig., dorso, schiena: voltare le s. a qualcuno, voltargli la schiena, per andarsene o per mostrare di volersi occupare d’altro, talvolta con intenzione di offesa; voltare le s. alla fortuna, perdere una buona occasione; dare le s. a qualcuno, voltargli la schiena e ant., fuggire (Quand’Anibàl co’ suoi diede le spalle, Dante); scusate le s., espressione di cortesia che si rivolge alla persona a cui, sedendo, si volta la schiena; mettere qualcuno con le s. al muro, nell’impossibilità di sfuggire, di sottrarsi alle proprie responsabilità, o anche solo di difendersi; buttarsi, gettarsi qualche cosa dietro le s., non pensarci più, non preoccuparsene più; ridere, parlar male, sparlare alle s. (o dietro le s.) di qualcuno, quando non è presente e non può sentire; volgere le s. al nemico, fuggire; per antifrasi, accarezzare le s. a qualcuno, bastonarlo, picchiarlo duramente. d. Sempre al plur., con riferimento a un esercito, la parte dello schieramento opposta alla fronte; proteggere le s., guardarsi le s., dagli attacchi nemici (o da insidie, anche di un avversario); avere il nemico alle s.; assalire, prendere il nemico alle s.; incalzare il nemico alle spalle. e. Per metonimia del n. 1 a, la parte di un indumento che copre le spalle: le s. del cappotto ti sono troppo larghe; metti un po’ d’imbottitura sotto la s. sinistra; si è macchiata la s. della camicetta. 2. a. Nei vertebrati tetrapodi, la regione che comprende la parte superiore dell’arto anteriore e la parte adiacente del dorso: un cavallo forte di spalle. b. In macelleria, taglio di carne bovina, parte del quarto anteriore, che si presta a varie preparazioni. Per estens., con riferimento ad altri animali: mangiare una s. di lepre, di cinghiale; prosciutto di spalla (o assol. spalla), fatto con gli arti anteriori del maiale; salame di spalla (e più spesso assol. spalla), tipo di salame fatto con la spalla del maiale, specialità del Parmense. 3. fig. La parte più alta di una struttura, di un oggetto e sim., o anche ciascuno degli angoli in cui l’oggetto termina superiormente. In partic.: a. Sommità di un monte, di una collina: poi ch’i’ fui al pié d’un colle giunto ... Guardai in alto e vidi le sue spalle Vestite già de’ raggi del pianeta (Dante). b. In geografia fisica, ognuno dei due ripiani che limitano ai lati le valli glaciali. c. Nella tecnica delle costruzioni civili, ognuno dei due piedritti su cui s’impostano le estremità di un ponte o di un’analoga struttura, la cui funzione statica consiste sia nel sostenere la struttura dell’opera sia nel contenere la spinta dei terrapieni verso i due imbocchi del ponte stesso. d. S. dell’argine, la scarpata rivolta verso la campagna, in genere con pendenza da 2/3 a 1/2. e. Nella tecnica delle fortificazioni, in passato, la parte anteriore del fianco di un bastione, quando il fianco, anziché rettilineo in pianta, era alquanto arretrato nella parte interna per conseguire maggior protezione. f. Nella costruzione navale, il termine indicava un tempo la parte poppiera di una galea, a poppavia del palamento, mentre oggi indica, in partic., la parte della pala del timone a poppavia del suo asse di rotazione. g. In tipografia, la parte della testa del carattere tipografico non occupata dal rilievo dell’occhio; si distingue una s. superiore e una s. inferiore, che sono rispettivam. la superficie compresa tra il lato posteriore della spalla e il limite superiore dell’occhio, e la superficie compresa tra il lato anteriore della spalla e il limite inferiore del rilievo; si chiamano inoltre s. sinistra e s. destra le distanze che intercorrono tra il limite sinistro dell’occhio e la parete sinistra del fusto, e rispettivam. la distanza tra il limite destro dell’occhio e la parete destra del fusto. h. Nel linguaggio giornalistico, articolo di s. (o semplicem. spalla), l’articolo stampato nell’angolo superiore destro della prima pagina in posizione simmetrica rispetto all’articolo di fondo. 4. In alpinismo, contrafforte pianeggiante addossato a una parete, o al massiccio di un monte, prima della sua parte terminale: la s. del Cervino. 5. a. Nel gioco del pallone elastico, il giocatore che sta fra i terzini e il battitore quando la squadra esegue la battuta, e vicino alla linea di fondo quando la squadra è in difesa. b. Nel tamburello, il giocatore che sta a fianco e alle spalle del battitore. 6. a. Nel gergo teatrale, chi, in uno spettacolo o una scena comica, sostiene il comico principale e gli fornisce lo spunto per dire le sue battute. Per estens., in senso fig., essere la s. di uno, fare la s. (o da s.) a uno, affiancarlo in un’impresa, anche riprovevole, fornendogli aiuto e sostegno. b. Nell’orchestra, violino di s. (o assol. spalla), v. violino. c. ant. Appoggio, aiuto, nella locuz. dare spalla (cfr. spalleggiare). ◆ Dim. spallétta (v.), dim. e spreg. spallùccia, (v.); accr., pop., spallóna; pegg. spallàccia. V. inoltre, per sign. particolari, spallina, spalletta, spallone.