spesa
spésa s. f. [lat. tardo expēnsa (pecunia, cioè «denaro speso»), part. pass. di expĕndere: v. spendere]. – 1. a. L’atto dello spendere; anche, la somma di denaro che si spende o si cede in cambio di un bene o un servizio, o per altro fine: fare, affrontare, sostenere una s., una forte s., una s. imprevista, una piccola s.; è stata un’ottima, una pessima s., una s. inutile; riuscire ad avere qualcosa senza s., con poca s., senza sborsare denaro, gratis, o spendendo poco (e, in senso fig., con poca o nessuna fatica); al plur., con valore collettivo: ultimamente ho avuto delle forti s.; deve far fronte a ingenti s.; bisogna limitare le s.; rovinarsi con le s., lanciarsi nelle s., fare s. folli, s. pazze, e sim., spendere smodatamente; badare, stare attento alle s., regolarsi nelle s., e sim., spendere con oculatezza e parsimonia; non guardare o non badare a spese, essere disposto a spendere qualunque somma (e, in senso fig., a fare qualunque sacrificio) pur di ottenere una determinata cosa o di raggiungere un determinato scopo. Come sinon. di costo, prezzo, importo: quant’è la s.?; la s. è minima, modesta, molto contenuta, o, al contr., alta; la s. sarà di cinquantamila euro; la s. del restauro si aggira sul mezzo milione di euro; la s. va divisa in parti uguali. La s. è maggiore del ricavo, la s. non vale l’impresa, è più la s. che l’impresa, frasi prov., usate anche in senso fig., per indicare che la fatica o il sacrificio necessarî a qualche cosa non sono proporzionati ai vantaggi che se ne ricaveranno. Seguito dalla determinazione dell’oggetto, del motivo o del fine per cui viene effettuato il versamento: la s. per il vitto, per l’affitto, per l’iscrizione all’università; al plur., con valore collettivo: spese d’acquisto, di manutenzione, di assistenza, per l’installazione di apparecchiature; spese postali, di spedizione, di trasporto; spedizione con consegna a domicilio franco di spesa (o di spese); spese di pubblicità, di propaganda; spese di rappresentanza (v. rappresentanza); spese di viaggio, di vitto e alloggio, di soggiorno; minute s., o s. minute, quelle per le piccole necessità quotidiane (anche come voce contabile nella gestione di bilancio di uffici, aziende, ecc.); al plur., con uso assol., quanto si spende per il mantenimento personale: chiedere, concedere il rimborso delle s.; stare sulle s., provvedere al proprio mantenimento quando ci si trova fuori dalla sede abituale; lavorare per le s., in cambio del solo mantenimento e senza nessun guadagno; ant., farsi buone s., trattarsi bene, e fare le buone s. a qualcuno, trattarlo bene: ho altro a pensare che de’ tuoi sollazzi, e di farti le buone s. (Leopardi). b. Com. la locuz. a spese (nell’uso ant. alle s.) di, accompagnata da un agg. possessivo o da un compl. di specificazione, per indicare la persona (oppure l’ente) a cui carico è una spesa: i lavori saranno fatti a s. del proprietario, a nostre spese; viaggiare a proprie s., a s. della ditta; i plebei ... dovevano servire a’ signori a loro spese nelle guerre (Vico); in senso fig., imparare a proprie s., pagando di persona, scontando personalmente gli errori fatti, che però possono essere di utile esperienza per sé stesso o per altri: ho imparato a mie s. a guardarmi dai falsi amici; Ché conven ch’altri impare a le sue spese (Petrarca); Ben è felice quel, donne mie care, Ch’essere accorto all’altrui spese impare (Ariosto); ottenere, riuscire, ecc. a spese di qualcuno, a scapito di altri; sempre in usi fig., seguita da un compl. di specificazione, indica anche ciò a cui si rinuncia per ottenere una determinata cosa: riuscire a spese della propria dignità; avere successo a spese della propria tranquillità. c. In senso per lo più fig., l’espressione fare le s. di qualcosa, sopportarne il maggior onere e disagio a vantaggio di altri: è lui che ha fatto le spese della serata, in quanto è stato l’oggetto dei discorsi, degli scherzi altrui. 2. Con valore concr.: a. L’acquisto per il quale è necessaria una determinata spesa: vado in centro a fare alcune s.; esco a fare spese; con riferimento al pregio della cosa acquistata: con quel cappotto preso in liquidazione hai fatto una buona s.; hai fatto una pessima s., quel quadro non ha nessun valore. Con accezione partic., nella polemica pubblicistica, s. proletaria, sinon. per ironia di esproprio proletario (v. proletario). b. Nell’uso fam., sempre al sing., gli acquisti che si fanno ogni giorno, o quasi ogni giorno, dei generi alimentari o dei prodotti di uso domestico necessarî per il sostentamento di una famiglia o di una collettività: andare a fare la s.; uscire per la s.; fare la s. nei negozî vicini a casa, al mercato, al supermercato; anche, l’insieme dei generi e dei prodotti acquistati: la borsa della s. o per la s.; mettere la s. in macchina; farsi mandare, portare, la s. a casa. Talora, spec. in passato, il vitto stesso, corrisposto in natura ai lavoratori salariati: operai che ricevevano come compenso una mercede in denaro e, in più, la spesa. 3. In varî usi del linguaggio tecn., soprattutto al plur.: a. In economia, spese d’impianto o d’esercizio, i costi necessarî per impiantare o ammodernare un’azienda e, rispettivam., per il suo funzionamento; s. generali o fisse e s. speciali o variabili, le spese per la produzione complessiva e quelle per le singole unità di produzione; s. pubblica, la spesa dello stato e degli enti pubblici, distinta in s. ordinarie (stipendî, pensioni, interessi passivi, ecc.) e s. straordinarie (opere e interventi particolari, ecc.), o s. obbligatorie e facoltative, s. fisse e variabili: aumento, diminuzione, controllo della s. pubblica. S. marginale, l’incremento del sacrificio sostenuto dal consumatore di un bene o servizio. In economia e in diritto privato, s. necessarie, destinate a mantenere in buono stato il bene, s. utili, intese ad aumentarne il reddito, s. voluttuarie, che ne migliorano l’estetica ma non lo stato o il reddito. Più genericam., s. condominiali, quelle che, in un condominio, vengono ripartite (tranne alcune eccezioni) a norma di legge tra i condomini proporzionalmente al valore della proprietà di ciascuno o in proporzione dell’uso che ciascun condomino può fare del bene comune. b. Nel linguaggio banc. e finanz., s. di recapito, quelle trattenute dalle banche per l’incasso degli effetti di terzi pagabili nei dintorni o nelle stazioni rurali delle città in cui hanno la filiale che deve curare tale riscossione; s. di protesto, quelle reclamate da notai e ufficiali giudiziarî per l’elevazione del protesto in caso di mancata accettazione o mancato pagamento di una cambiale, e cioè onorario, accesso al domicilio del debitore cambiario, scritturazione, carta bollata e tassa d’archivio e di iscrizione al repertorio; con s. o senza spese, espressioni usate per indicare l’obbligo della banca di elevare o no, rispettivam., il protesto in caso di mancato pagamento alla scadenza delle cambiali ricevute per l’incasso. c. In diritto processuale, s. giudiziali (o processuali), il costo di un processo civile o penale, sostenuto o anticipato dallo stato o dalle parti, ma addebitabile, dopo la sentenza definitiva, alla parte soccombente o all’imputato riconosciuto colpevole; anche assol.: condannare alle s. la parte soccombente, l’imputato. 4. fig., ant. Impiego, utilizzazione di disponibilità di tempo, di risorse, energie e sim.: altra s. mi strigne Tanto ch’a questa non posso esser largo (Dante), l’esigenza di spendere parole in altri argomenti mi impedisce di dilungarmi su questo: la necessità gli costrigneva a tenere sempre guardate con grandissima s. tante isole e tante terre marittime (Guicciardini). ◆ Dim. spesétta e spesettina, spesina, speserèlla e speserellina; spreg. spesùccia, spesùcola, spesicciòla; accr. spesóna; pegg. spesàccia.