sporgere
spòrgere v. tr. e intr. [lat. exporrĭgĕre, comp. di ex- «via, fuori» e porrĭgĕre «tendere»: v. porgere] (coniug. come porgere). – 1. tr. a. Tendere, far avanzare verso l’esterno, in fuori o in avanti: s. il braccio dal finestrino; i cavalli sporgevano il muso fuori della stalla; nel rifl., protendersi in fuori, in avanti: sporgersi dal davanzale, dal parapetto; sporgersi nel vuoto; è pericoloso sporgersi, avviso posto spesso nei treni, in prossimità dei finestrini. b. fig. Nel linguaggio giudiziario, presentare, inoltrare all’autorità giudiziaria: s. denuncia, querela. 2. intr. (aus. essere, ma i tempi comp. sono rari) Venire in fuori, aggettare: il piano del tavolo sporge di appena 3 cm; il cornicione sporge più di mezzo metro dalla facciata; scoglio che sporge dal mare o nel mare; si riparò sotto la volta di una rupe che sporgeva dalla parete scoscesa del monte; sta’ attento a non ferirti con quei chiodi che sporgono dalle tavolette di legno. ◆ Part. pres. sporgènte, anche come agg. e s. m. con valore intr. (v. la voce). ◆ Part. pass. spòrto, con funzione verbale o di agg., teso in avanti o in fuori: stare con la testa sporta fuori del finestrino; Quivi pregava con le mani sporte Federigo Novello (Dante). Per l’uso come s. m. con sign. particolare, v. la voce.