spostare
v. tr. [der. di posto2, col pref. s- (nel sign. 3)] (io spòsto, ecc.). – 1. a. Rimuovere una cosa dal posto in cui si trova, o che occupa abitualmente: s. un mobile, il tavolo, il divano; s. una parete, un muro di divisione; s. un cartello di segnalazione stradale; hanno spostato la fermata del filobus. Con sign. più partic., collocare fuori posto: il tipografo, nell’eseguire le correzioni, ha spostato due righe del testo; quando spolveri i libri, sta’ attento a non spostarli. b. Trasferire da un luogo a un altro: s. truppe, reparti, una squadra navale in un diverso settore di operazioni; s. un impiegato; a scuola m’hanno spostato in un banco di prima fila. c. Cambiare di posizione nel tempo, anticipando o posticipando: s. un turno di lavoro (anche s. di turno un operaio); s. la data degli esami; s. la partenza; sono stato costretto a s. tutti i miei impegni; il dottore mi ha spostato l’appuntamento a lunedì prossimo. 2. fig., non com. a. Produrre modificazioni e mutamenti in una situazione, in una condizione, in un modo di essere: il suo arrivo sposta tutte le mie abitudini; questo fatto nuovo va a s. le decisioni già prese. b. Causare preoccupazioni e difficoltà economiche: l’acquisto di nuovi macchinarî ha spostato il bilancio dell’azienda; per lo più in usi gergali: in questo momento una spesa del genere mi sposta; se non ti sposta troppo, puoi prestarmi duecento euro? 3. a. Nel rifl., con riferimento a persone, muoversi da una posizione, dalla propria sede; cambiare di posto: per favore, può spostarsi un poco, che mi copre la vista?; nel mio lavoro ci si deve s. continuamente; dopodomani sarò a Milano, poi mi sposterò a Torino; non spostarsi di un passo, restare immobile al proprio posto, non muoversi, e, in senso fig., non recedere dalle proprie opinioni, dall’atteggiamento assunto: gli ho dovuto dare quello che mi ha chiesto, perché lui non si è spostato di un passo. b. Nell’intr. pron., con riferimento a cose materiali, cambiare di posto, allontanarsi dalla posizione solita o normale, subire uno spostamento: la leva si è spostata e non agisce più come dovrebbe; la ruota può spostarsi lungo il suo asse; nell’uso com. con riferimento ad autovetture, talvolta anche senza la particella pron.: il veicolo sposta con qualche difficoltà. 4. Con usi fig., in accezioni specifiche: a. In fonologia, s. l’accento di una parola, produrre il passaggio dell’accento tonico da una sillaba a un’altra, per legge fonetica o come fatto volontario o casuale: nella declinazione greca, l’allungamento della vocale finale delle parole proparossitone sposta l’accento dalla terzultima alla penultima sillaba (per es., ἄνϑρωπος, che nel genitivo diventa ἀνϑρώπου); anche nell’intr. pron.: nel verso, spesso l’accento di ùmile e sìmile si sposta e le due parole si pronunciano piane. b. In chimica, a proposito di un sistema in equilibrio, influenzare l’equilibrio in un senso o nell’altro, agendo sui parametri dai quali dipende la composizione del sistema in condizioni di equilibrio (per es., un aumento di pressione sposta l’equilibrio di un sistema reagente in fase gassosa nella direzione alla quale si accompagna una diminuzione del volume del sistema); in partic., con speciale riferimento alla serie elettrochimica degli elementi, il verbo esprime l’azione che ciascun elemento della serie esercita sugli elementi che lo seguono nella serie medesima: lo zinco sposta il rame dalle soluzioni dei suoi sali, cioè fa precipitare il rame e passa in soluzione come sale. ◆ Part. pass. spostato, anche come agg. e sost., anche con sign. particolare (v. la voce).