spottare
v. tr. Nel gergo giovanile, individuare una persona e, a sua insaputa, chiedere informazioni in proposito o darne conto in forma anonima in un social network gestito da amministratori anch’essi, di solito, anonimi | Per estensione, avvistare una persona senza essere visti e comunicare il fatto a qualcun altro. ♦ Sei stato 'spottato'. La moda dei social network cambia ogni giorno, vuoi la velocità dello scambio dei dati e la tecnologia sempre più a portata di mano a cui si aggiunge una 'dipendenza' tipica delle piattaforme per conoscere tutto di tutti. Ed è così che prende campo anche alla Spezia una pratica già conosciuta in molti atenei universitari: quella dello 'spottare'. Per capire cosa significa bisogna spostarsi all'estero e scomodare le proprie conoscenze di lingua estera: spotted significa 'avvistato' e se vieni 'spottato' significa che qualcuno, principalmente in forma assolutamente anonima, ha detto qualcosa sul tuo conto. (C. Alf., Città della Spezia.com, 17 luglio 2013, Attualità) • [tit.] «Mi piaci e ti spotto», il rimorchio è / social. (Messaggero.it, 16 gennaio 2014, Roma) • Il fenomeno non è recentissimo, ma negli ultimi mesi sta dando il meglio (o il peggio?) di sé. Si tratta della nuova tendenza in voga fra giovani e giovanissimi, e cioè “spottare” sui social. I primi a “spottare” sono stati gli studenti londinesi della facoltà di informatica della ULC – University College London. Nel 2010 uno di loro creò un sito dove commentare, assieme agli altri colleghi di facoltà, le ragazze incontrate in giro per il campus. Sulla pagina web gli studenti scrivevano annunci del tipo: “Ieri in biblioteca ho spottato la ragazza tal dei tali…”. Magari poi ci scappava anche un appuntamento galante. Qui il termine “spottare” è utilizzato col significato di “avvistare”. “Sei stato spottato”, quindi, vuol dire “sei stato avvistato”. Ma non solo. Col tempo, infatti, il fenomeno è dilagato. Le pagine spotted si sono diffuse in maniera virale ed è iniziata la, ahimé, prevedibile degenerazione. Infatti l’anonimato, che viene garantito dagli amministratori dell’account (anch’essi anonimi) a chi decide di pubblicare un post sul profilo spotted, ha consentito (e consente) sproloqui di ogni tipo. E dalla ricerca della donzella perduta, passando attraverso le dichiarazioni d’amore disperate, si è finiti facilmente nel campo della diffamazione e del becero pettegolezzo. Nonché sotto l’etichetta di quello che viene definito cyberbullismo. (Silvia Rossetti, Voce delle Marche.it, 20 dicembre 2017, Per riflettere) • L'esperimento "è stato sin da subito apprezzato dagli universitari locali" confida, senza però svelarci la sua identità visto che, l'alone di mistero che accompagna l'admin della pagina, è uno degli elementi fondanti del progetto. Il format proposto, infatti, si rifà a un trend molto in voga sui social nella prima decade degli anni 2000. "Funziona così – ci spiega l'admin di "Spotted UniMc" –: tu scrivi un messaggio in direct, e Spotted lo pubblica in anonimo, facile! Inizialmente era utilizzata per "spottare", cioè chiedere informazioni riguardo ad altre persone incontrate per strada, rimanendo nell'anonimato. Proprio questa opportunità ha fatto crescere istantaneamente la pagina in modo esponenziale". (Picchio news.it, 29 ottobre 2020, Curiosità).
Derivato dal v. ingl. (to) spot (‘trovare o riconoscere qualcuno o qualcosa’) con l’aggiunta del suffisso -are.