spremere
sprèmere v. tr. [lat. *exprĕmĕre, rifacimento del lat. class. exprĭmĕre sul modello del verbo semplice prĕmĕre: v. premere]. – 1. a. Premere con forza qualcosa, a mano o con apposito strumento, per farne uscire il liquido contenuto: s. un’arancia, un limone; s. le olive; s. i panni lavati; s. un foruncolo, perché ne esca il pus; per estens., far uscire, mediante l’operazione di spremitura, il liquido contenuto in una cosa, soprattutto in un frutto: s. il succo di un limone; s. l’olio dalle olive. b. Com. le espressioni fig.: s. le lacrime, far piangere, muovere al pianto (uno spettacolo così pietoso da s. le lacrime); s. il sugo di una cosa, trarne il significato, il contenuto essenziale; spremersi il cervello, le meningi, affaticarsi per capire, per trovare la soluzione a un problema o a una difficoltà. 2. In senso fig., sfruttare dal punto di vista finanziario, costringere a sborsare denaro, spec. chi non ne ha o non ne vuole dare: s. soldi a qualcuno (o da qualcuno); ha già spremuto bene i genitori, e ora sta cercando di s. i nonni; le tasse spremono al massimo i lavoratori dipendenti; con altro senso, s. un impiegato, un dipendente e sim., sfruttarli il più possibile, costringendoli a un lavoro eccessivo. 3. ant. Esprimere: con tanta festa, con tanta letizia, che non si può spremere colla lingua (s. Bernardino). ◆ Part. pass. spremuto, anche come agg., privato del liquido, del succo che conteneva: arance spremute; la sansa è costituita dalle olive spremute; gettar via come un limone spremuto, disinteressarsi di una persona o di una cosa dopo averla sfruttata completamente.