sproposito
spropòṡito s. m. [der. di proporzionato, col pref. s- (nel sign. 1), quasi a dire «che è fuor di proposito, fuori di ciò che qualcuno si è proposto di dire o di fare»]. – 1. a. Atto avventato e inconsulto, tale da comportare gravi conseguenze, cui si è indotti dall’ira, dalla disperazione e sim.; soprattutto nelle espressioni fare, commettere uno s.; non so davvero che sproposito faccio, stamattina! (Pirandello). b. Atto, discorso, frase e sim. fatti o detti in modo del tutto inopportuno: è stato uno s. vendere la casa; smettila di provocarmi, se no mi fai dire degli spropositi! c. Errore, sbaglio, per lo più grave: uno s. di lingua, di grammatica; un discorso pieno di spropositi; uno s. madornale; hai detto un sacco di spropositi; egli giocando non facea che spropositi, de’ quali rimproverato ... rispose ch’era con la testa quattro leghe lontano (Casanova). 2. fam. Quantità eccessiva, esagerata, spec. con riferimento a consumi, valori in denaro, costi e spese: in questa casa si consuma uno s. di olio; ha mangiato uno s. di cioccolata, e ora sta male; con valore avverbiale, uno s., molto, esageratamente: il quadro è bello, ma l’ho pagato uno s.; la nuova automobile consuma uno sproposito. 3. A sproposito, locuz. avv., fuor di proposito, inopportunamente, in modo non attinente (contrario di a proposito, v. proposito): fare una cosa a s.; parlare, rispondere, interloquire a s.; parlava molto e sempre a s., una gaffe dopo l’altra (Palazzeschi). ◆ Dim. spropoṡitùccio; accr. spropoṡitóne; pegg. spropoṡitàccio.