stabilizzatore
stabiliżżatóre agg. (f. -trice) e s. m. [der. di stabilizzare; cfr. fr. stabilisateur]. – 1. agg. Che stabilizza, che ha la proprietà, la capacità e la funzione di stabilizzare: elementi, interventi s. della situazione economica; forze, componenti stabilizzatrici del mercato, dei cambî, dei prezzi; apparati, dispositivi s., nella tecnica; sostanze stabilizzatrici (o stabilizzanti, o stabilizzatori, v. più avanti al n. 2 c), in chimica. 2. s. m. Apparecchio, dispositivo, elemento o sostanza che ha la capacità e la funzione di rendere stabile o più stabile, di assicurare o migliorare la stabilità di qualche cosa. Il termine è usato per indicare apparati e sostanze impiegati in diverse tecnologie costruttive e produttive, e in partic.: a. In meccanica, stabilizzatori di marcia, dispositivi che negli autoveicoli hanno la funzione di mantenere il parallelismo tra l’assale delle ruote e il telaio, in modo da correggere le ineguaglianze di aderenza sul terreno; nei carri armati, dispositivo che, mantenendo il cannone puntato su un obiettivo nonostante le oscillazioni del carro, consente il tiro sempre puntato anche in marcia. Nelle navi, mezzo o dispositivo per ridurre l’ampiezza e aumentare il periodo del rollio: s. passivi, frenanti, che agiscono per effetto degli sbandamenti stessi della nave (alette di rollio, casse antirollanti passive, ecc.); s. attivi, che richiedono adeguate fonti di energia e apparecchiature di manovra (casse antirollanti attive, in cui l’oscillazione della massa liquida è regolata con valvole o pompe; s. a timoni orizzontali o pinne stabilizzatrici, i più usati, costituiti da pinne orizzontali rientrabili, disposte lateralmente allo scafo a coppie simmetriche, manovrate per mezzo di servomotori idraulici in modo che con la diversa inclinazione generino una coppia frenante per le reazioni verticali dovute alla velocità della nave; s. giroscopici o girostabilizzatori, usati soprattutto nella stabilizzazione di impianti di artiglieria navali e nelle centrali di direzione del tiro). Negli aerei e nelle aeronavi, dispositivo per assicurare automaticamente la stabilità dell’aeromobile in volo; negli aerostati, lo stesso che cavo di guida o cavo moderatore o ammortizzatore (v. cavo2). b. In elettrotecnica e in elettronica, dispositivo per mantenere costante una grandezza elettrica (in partic. una tensione) applicata a un apparecchio utilizzatore: s. di corrente, dispositivo che, inserito in un circuito, mantiene costantemente a un valore prefissato l’intensità della corrente, anche se variano, entro certi limiti, la forza elettromotrice e la resistenza totali del circuito; s. di frequenza, o controllo automatico di frequenza, dispositivo per mantenere costante nel tempo la frequenza di un oscillatore elettrico; s. di tensione, dispositivo che mantiene costante la tensione ai morsetti di un generatore elettrico, anche se variano la forza elettromotrice, la resistenza interna e l’intensità della corrente erogata. A seconda del principio costruttivo o di funzionamento si distinguono: s. elettromeccanici, s. a induzione, s. a ferro saturo (o magnetico, o statico), s. elettronici, s. a tensione regolabile, ecc. Gli stabilizzatori elettronici sono impiegati soprattutto per l’alimentazione di apparecchi a transistori, in cui le variazioni dell’intensità della corrente assorbita produrrebbero gravi inconvenienti di funzionamento. c. In chimica, sostanza che, aggiunta a un’altra sostanza o a un sistema chimico, ha la proprietà e la capacità di renderli più stabili, cioè di evitarne o di ritardarne l’alterazione nel tempo (è più comunem. chiamata sostanza stabilizzatrice o stabilizzante, oppure stabilizzante come s. m.); s. di emulsioni o emulsionante, sostanza che, abbassando la tensione interfacciale, evita la rottura, ossia la separazione delle fasi componenti, in un’emulsione (per es., il sapone per le emulsioni bituminose, le lecitine del tuorlo d’uovo nella maionese); s. di esplosivi, sostanza che evita la decomposizione che col tempo e con le variazioni ambientali possono subire gli esplosivi (per es., la difenilamina e l’urea, che impediscono che la nitroglicerina e la nitrocellulosa si decompongano con pericolo di deflagrazione spontanea); s. di materie plastiche, sostanza che impedisce alle materie plastiche di alterarsi per l’azione degli agenti atmosferici (ossigeno, radiazioni luminose, raggi ultravioletti, ecc.). d. In farmacologia, s. di membrane, sostanza in grado di prevenire la formazione del potenziale d’azione della membrana cellulare, soprattutto impedendo l’aumento di permeabilità al sodio, rendendola ineccitabile: ne sono tipici esempî gli anestetici locali.