stagno3
stagno3 s. m. [lat. stannum, stagnum]. – 1. Elemento chimico (lat. scient. Stannum), appartenente al quarto gruppo del sistema periodico, sottogruppo del germanio e del piombo, simbolo Sn, numero atomico 50, peso atomico 118,69, noto in tre forme allotropiche: lo s. alfa, cubico, stabile sotto i 13,2 °C, lo s. beta, tetragonale, stabile a temperatura ordinaria, fino a 167 °C, e lo s. gamma, rombico, stabile al di sopra di tale temperatura. Conosciuto e usato fin dalla più remota antichità (3000-3500 anni a. C.), è presente in natura allo stato nativo e in numerosi minerali, ma si ottiene quasi esclusivamente per riduzione con carbone (in forni a riverbero o in forni elettrici) dalla cassiterite (SnO2) o per recupero dalla lamiera di ferro stagnata (latta) mediante attacco con cloro gassoso (processo al cloro) o con soluzione bollente di idrossido di sodio in presenza di un ossidante, o per via elettrolitica. Lo stagno è un metallo di colore bianco argenteo, molle, malleabile, a basso punto di fusione (232 °C), facilmente lavorabile a freddo, non tossico, che all’aria si ricopre di uno strato di ossido inalterabile, per cui viene principalmente usato per ricoprire, a scopo protettivo, ferro, rame e altri metalli (stagnatura), soprattutto di recipienti destinati a contenere cibi, e per la produzione di sottili fogli destinati ad avvolgere sostanze alimentari (stagnola), uso, quest’ultimo, in cui è stato parzialmente soppiantato dall’alluminio. Alcune leghe presentano grande interesse tecnologico, come le leghe antifrizione, quelle per saldatura (anche di circuiti e di componenti elettronici), per rivestimenti superficiali, per caratteri da stampa, e come i bronzi e i peltri. Nei suoi composti, si comporta da bivalente (composti stannosi) o da tetravalente (composti stannici); tra i composti inorganici hanno importanza: il diossido di s., che si ottiene industrialmente bruciando lo stagno in polvere o spruzzando lo stagno fuso in una corrente d’aria, usato nella preparazione di catalizzatori, nelle industrie del vetro, della ceramica, degli smalti, nella fabbricazione di materiali dielettrici refrattarî e nell’industria tessile; l’idruro stannico, gas inodore e incolore che si decompone rapidamente lasciando un deposito di stagno, per cui viene usato per ricoprire di un sottile film la superficie di materiali metallici e ceramici; il cloruro stannoso, energico riducente (v. stannoso); tra gli organici, i sali di s. tributile, inibitori della crescita di muffe, utilizzati per proteggere vernici, tessili, prodotti plastici; quelli di s. trifenile, adoperati come anticrittogamici in agraria. 2. Locuzioni partic.: grido o pianto dello s., rumore che si avverte quando si piega una sbarretta del metallo, causato dallo sfregamento reciproco dei cristalli di stagno che la costituiscono; peste dello s., la granulazione e disgregazione del metallo che, sotto i 13,2 °C (ma in pratica sotto 0 °C), avviene per il forte aumento di volume che si verifica nella trasformazione della forma beta in quella alfa. In medicina, tecnopatie da stagno, affezioni, rare, dovute allo stagno puro o ai suoi minerali, che si manifestano con eruzioni cutanee e disturbi generali e nervosi.