stalla
s. f. [dal germ. *stall «sosta, dimora»]. – 1. a. Ambiente o fabbricato rurale nel quale sono tenuti chiusi per una parte del giorno, e soprattutto durante la notte, animali domestici da allevamento, spec. bovini (per gli altri animali sono specifici i nomi di scuderia per i cavalli, di ovile per le pecore, di porcile per i suini, ecc., anche se, quando si tratta di un ambiente singolo, e per uno o pochi animali, si dice spesso stalla anche per cavalli, asini e muli, pecore e capre, maiali). La s. per bovini è distinta in s. fissa, chiusa, coperta, ben aerata, generalm. di forma rettangolare, con poste affiancate in semplice fila (fino a 50 e più capi) con corridoio centrale (corsia di alimentazione), nelle quali l’animale è tenuto vincolato al proprio posto da attacchi speciali che gli permettono di mangiare e sdraiarsi; e in s. libera, composta da una zona di sosta (o di riposo), coperta, rettangolare allungata, col pavimento coperto da un abbondante strato di paglia che viene rinnovato periodicamente; un recinto scoperto (paddock) antistante al lato aperto della zona di sosta, pavimentato parte in terra e parte in battuto di cemento, nel quale i bovini possono muoversi liberamente; una zona di alimentazione, spesso coperta con pensilina, nella quale viene periodicamente depositato il foraggio per l’alimentazione; e un reparto di mungitura, adiacente alla zona di riposo, nel quale si svolgono le operazioni di mungitura, oggi comunque effettuate con apparecchi pneumatici. In senso generico, pulire, rigovernare la s.; portare i buoi nella s.; ragazzo, garzone, mozzo di s., addetto al governo degli animali e alla pulizia della stalla. In senso fig. ed estens. sono in uso le espressioni prov. sentire odore di stalla, affrettare il passo quando si è vicini a casa o sulla via del ritorno, o anche intensificare il ritmo di un lavoro quando se ne intravede la fine, con allusione al comportamento dell’asino quando sente vicina la stalla; dalle stelle alle s., con riferimento a chi decade improvvisamente da una condizione elevata, o perde la stima di cui godeva, o anche per indicare il brusco passaggio da argomenti alti e nobili ad altri volgari e pedestri; chiudere la s. quando sono scappati i buoi, prendere delle precauzioni o cercare un rimedio quando ormai è troppo tardi. b. In similitudini, come simbolo di sporcizia: questa casa è ridotta a una s., sembra una s., è una s.; essere allevato in una s., di persona molto sporca. Le s. di Augìa, le stalle del mitologico re degli Epei, Augìa, le quali, non pulite per tanti anni, erano così sporche che Ercole, in una delle sue fatiche, dovette farvi passare attraverso due fiumi, in modo da pulirle tutte in un giorno solo; l’espressione è usata talvolta per indicare grande sporcizia, oppure corruzione morale. 2. a. L’insieme del bestiame ricoverato in una stalla: una s. che rende poco; un’azienda agricola che ha una s. ben selezionata. b. ant. Dare stalla, ricoverare in stalla animali domestici: io credo che sia ben fatto che noi diamo stalla a queste bestie (Boccaccio). ◆ Dim. stallétta e stallettina, stallétto m. (questo anche per lo stabbiolo del maiale), stallina o stallino m., stallùccia o stallùccio m. (anche quest’ultimo per indicare lo stabbiolo); pegg. stallàccia.