stampa
s. f. [der. di stampare]. – 1. a. L’arte e la tecnica di imprimere e riprodurre, in un alto numero di copie, scritti e disegni, mediante opportuni procedimenti, da una matrice in rilievo, in cavo o in piano; il termine si riferisce spec. all’uso dei caratteri mobili: l’invenzione, l’arte, la storia della s.; seguito da una determinazione indica il particolare procedimento tecnico di riproduzione: s. tipografica, anastatica, calcografica (o a rotocalco); s. litografica, o in offset; s. serigrafica, ecc. b. Con sign. più ristretto, operazione o complesso di operazioni per imprimere e riprodurre: iniziare, avviare, interrompere, terminare la s. di un libro; andare in s., essere in corso di s., detto di libro o di altra pubblicazione; dare alla s. (più com. alle s.) un testo, farlo pubblicare; attendere alla s., curare la s. di un’opera, detto dell’autore o della redazione editoriale che preparano la pubblicazione e collaborano alle varie fasi del lavoro; opera già uscita dalle s., già stampata e pubblicata; caratteri da s.; carta da s.; inchiostri da s. (v. inchiostro); prove o bozze di s. (v. bozza1, n. 2 c); foglio di s., il foglio intero che, impresso sulle due facce (dette rispettivam. bianca e volta) e poi ripiegato in più parti, costituisce una segnatura del libro; errori di s., soprattutto quelli avvenuti nella composizione; opere a s. (per lo più in contrapp. a opere manoscritte), opere riprodotte per mezzo della stampa. c. Il risultato, l’impressione ottenuta, spec. con riguardo alla qualità dell’impressione da un punto di vista tecnico: buona, cattiva s., bene o mal riuscita; una s. perfetta; s. illeggibile; s. stanca, ottenuta con una matrice o composizione ormai sfruttata e logorata per molte tirature. In filatelia, viene dichiarato nuovo fior di stampa l’esemplare di francobollo che si presenta in ottimo stato di conservazione come se fosse appena uscito dall’Istituto di emissione, il Poligrafico e Zecca dello Stato; nei cataloghi viene indicato con l’abbrev. FS (la locuz. è esemplata su quella analoga in uso in numismatica a fior di conio). 2. In senso concr.: a. Libro, giornale, rivista, opuscolo e sim., spec. quelli spediti per posta; per lo più al plur., anche riferendosi a un singolo stampato: s. raccomandate; cassetta per stampe; affrancatura ridotta per stampe; sulla busta del fascicolo c’è scritto «stampe». b. Con valore generico o collettivo, tutto ciò che viene pubblicato e diffuso per mezzo della riproduzione a stampa, spec. per la diffusione di notizie, opinioni, pubblicità e sim.; il termine si riferisce quindi soprattutto a giornali e riviste, e all’attività connessa col giornalismo. In alcune espressioni, unisce al valore concreto il sign. astratto: diffusione per mezzo della s.; libertà di s., il diritto, riconosciuto in Italia dalla Costituzione, di stampare liberamente (nei limiti delle leggi ordinarie che lo regolano), senza sottostare alla censura e al controllo preventivi, o a sequestri disposti dal potere esecutivo; legislazione, leggi sulla s.; in diritto penale, reati di s., quelli che si realizzano attraverso la pubblicazione di testi o di immagini su stampa periodica, non periodica, autorizzata o clandestina; reati col mezzo della s., quelli per i quali sono previste particolari circostanze aggravanti (per es., diffamazione); ufficio s., ufficio esistente presso società, enti, partiti, organismi pubblici, col preciso incarico di preparare e trasmettere a giornali notizie, comunicazioni, commenti, ecc., o di preparare e curare la diffusione di circolari, stampati di propaganda, opuscoli varî; ufficio s. e propaganda, esistente presso grandi aziende industriali e commerciali per curare la pubblicità attraverso stampati di vario tipo. Con sign. più concreto: s. quotidiana, costituita dai giornali (nel senso proprio di questa parola); s. periodica, costituita da periodici che escono a intervalli regolari e per lo più a date fisse (bisettimanali, settimanali, quindicinali, mensili, bimestrali, trimestrali, ecc.), mentre con s. non periodica s’intende quella costituita da numeri unici e altre pubblicazioni saltuarie; con riferimento a giornali e periodici in genere: la s. cittadina, locale; la s. estera. Per rassegna stampa, v. rassegna (nel sign. 2). Inoltre: s. ufficiale, complesso delle pubblicazioni periodiche emanate direttamente e dichiaratamente dal governo (per es., la Gazzetta Ufficiale); s. ufficiosa, giornali e periodici d’ispirazione governativa, che esprimono perciò le opinioni, le tendenze, gli atteggiamenti politici del governo; s. di partito, quella pubblicata da un partito con lo scopo di diffonderne le idee, sostenerne l’azione, svolgere opera di propaganda; s. indipendente, che dichiara di non essere legata al governo o a posizioni di partito; s. d’informazione, che ha per oggetto principalmente la diffusione di notizie, evitando o limitando i commenti, spec. di carattere politico; s. riservata, non destinata alla vendita ma all’uso interno di uffici, istituti, enti, ecc.; s. cattolica, s. d’opposizione; s. rivoluzionaria; s. clandestina, fogli e opuscoli, periodici o saltuarî, pubblicati e diffusi in contrasto con le norme stabilite dalla legislazione sulla stampa, spec. in periodi di lotta politica clandestina; stampa a catena (anche semplicem. catena), serie di giornali che ricevono le notizie da una medesima agenzia e pubblicano contemporaneamente o a breve intervallo gli stessi articoli (spec. quelli di terza pagina). c. Ciò che si scrive sui giornali e periodici, soprattutto nella locuz. avere una buona o cattiva s. (fr. bonne presse, mauvaise presse), a proposito di libri, film, spettacoli dei quali i giornali si siano occupati con articoli contenenti giudizî favorevoli o sfavorevoli; in senso fig., riferito a persona di cui si parli bene o male nelle conversazioni, nei rapporti comuni, che goda o no di pubblica stima: un nuovo direttore che non ha o non gode buona stampa (o di buona stampa). d. Con valore collettivo, i giornalisti, come categoria professionale o operatori del settore: invitare, convocare la s., a una conferenza, a una manifestazione, a una cerimonia; la tribuna della s. (o tribuna stampa, pl. tribune stampa), in parlamento e in altre assemblee, nelle riunioni sportive, ecc.; il tavolo della s. o per la s., quello riservato ai giornalisti in sedute, manifestazioni, ecc.; sala della s. (o comunem. sala stampa), sede permanente o allestita in occasione di determinate manifestazioni, presso la quale i giornalisti possono scrivere e trasmettere i loro servizî ai rispettivi giornali; associazione, circolo della s.; ballo, veglione della stampa. Con riferimento sia ai giornali sia ai giornalisti: le opinioni della s.; le proteste, le polemiche della s.; uno sciopero della s.; conferenza stampa (pl. conferenze stampa), v. conferenza; comunicato stampa (pl. comunicati stampa), diffuso attraverso la stampa; addetto stampa (pl. addetti stampa), chi ha il compito di curare, nelle rappresentanze diplomatiche all’estero, i rapporti con la stampa. 3. a. L’azione, l’operazione di stampare, cioè di riprodurre originali (che non siano fogli scritti), con metodi diversi da quelli tipografici; in partic., riproduzione di disegni incisi con varie tecniche grafiche utilizzanti materiali diversi (il legno nella xilografia, il rame, l’argento, lo stagno, il ferro nella calcografia, la pietra calcarea nella litografia, la seta nella serigrafia): s. di un’incisione, di un’acquaforte, ecc.; con sign. concreto, la riproduzione così ottenuta, come opera grafica: incorniciare una s.; una collezione di stampe dell’Ottocento; stampe in bianco e nero, a colori; s. popolari (v. popolare1, n. 3 b); gabinetto dei disegni e delle s., il reparto di una biblioteca o pinacoteca riservato alla conservazione ed esposizione di disegni e incisioni. b. Operazione con cui s’imprimono disegni, anche a colori o in rilievo, su materiali e oggetti varî: s. delle carte (da parati, da regalo, ecc.), del cuoio; s. (e più com. stampaggio) di materiali o di oggetti di metallo, di plastica; nell’uso ant., s. di monete, sinon. di conio. In partic., nella tecnica, s. dei tessuti, l’insieme dei procedimenti mediante i quali si imprimono sui tessuti decorazioni a uno o più colori; si distingue tra s. diretta, se la pasta colorante è applicata direttamente sul tessuto e fissata con una successiva vaporizzazione, s. indiretta, se si applica prima un mordente, a disegno, e poi si tinge il tessuto, s. per corrosione, quando il tessuto, tinto uniformemente, viene stampato con sostanze capaci di rimuovere in parte la tinta, s. per riserva, quando si usa una sostanza che impedisce la fissazione della tinta (successivamente o preventivamente applicata) nei punti determinati. S. a mano, il più antico dei sistemi di stampa sui tessuti, limitato oggi ad articoli di lusso, nel quale uno stampo, di legno o di metallo, con il disegno in rilievo, viene spalmato di colore, e poi premuto fortemente sul tessuto; s. a quadro (o alla lionese), oggi meccanizzata, realizzata mediante un certo numero di schemi (quadri), tanti quanti sono i colori da riportare sul tessuto, costituiti da una rete finissima, permeabile al colore solo nella parte del disegno che a tale colore corrisponde, che, dopo essere stati imbevuti di tinta, vengono premuti in successione sul tessuto stesso; s. a rullo, riproduzione rapida ed economica del disegno sul tessuto per mezzo di rulli incisi a incavo, sui quali si stende la pasta colorante; s. a spruzzo (o per aerografia), sistema in cui la pasta colorante è distribuita da una pistola ad aria compressa, delimitando il disegno con negativi di cartone o metallo (con un sistema più moderno si esegue la stampa su un tipo di carta avente scarsa affinità per i colori impiegati, portandola poi, con macchinarî adatti, a contatto con il tessuto su una calandra nella quale vengono insieme riscaldati a 200 °C, in modo che i colori si trasferiscono per sublimazione dalla carta al tessuto stesso). Macchine da s., denominazione riferita inizialmente ai torchi per la stampa manuale, e precisamente al torchio tipografico (che utilizza matrici a rilievo), al torchio calcografico (che utilizza matrici in cavo), al torchio litografico (che utilizza matrici in piano); a partire dal sec. 19°, con l’avvento della stampa meccanica, cominciano a essere impiegate dapprima la macchina piano-cilindrica, in cui il piano di pressione è sostituito da un cilindro, seguita dalla macchina cilindrica a rotazione (rotativa, con matrice curva montata su un cilindro), per il sistema di stampa tipografico e per la stampa offset (roto-offset), che deriva dalla litografia; la trasformazione industriale del sistema calcografico è invece avvenuta sostituendo un cilindro con matrice in cavo a quello con matrice a rilievo (rotativa rotocalco). c. In fotografia, l’operazione e il procedimento con cui dal negativo si ottengono una o più copie positive: s. di una fotografia, di una pellicola, di una diapositiva; s. in bianco e nero, a colori; s. a ingrandimento. Anche, la stessa copia positiva: di questa istantanea mi faccia 4 s. in formato cartolina. 4. Forma ormai ant., letter. o rara, per stampo nel sign. 2; più com. in usi fig. in cui indica il tipo, il complesso delle caratteristiche, la specie e la qualità proprî di persone (e solo raram. di cose): Natura il fece, e poi roppe la s. (Ariosto); tenendosi per certo che sia piuttosto possibile di rifarlo [il genere umano] del tutto in una nuova stampa ... che di emendarlo (Leopardi); quel brav’uomo aveva lasciato un figliuolo di s. ben diversa (Manzoni). 5. ant. Impronta: Così dicea, segnato de la stampa, Nel suo aspetto, di quel dritto zelo Che misuratamente in core avvampa (Dante); Vergine, que’ belli occhi Che vider tristi la spietata stampa Ne’ dolci membri del tuo caro figlio, Volgi al mio dubio stato (Petrarca). 6. Nel linguaggio venatorio, lo stesso che stampo (nel sign. 3). ◆ Dim. stampina; pegg. stampàccia.