stampare
v. tr. [dal germ. *stampjan (o dal francese *stampôn) «pestare»]. – 1. a. Riprodurre a stampa: s. un libro, un giornale o una rivista; s. (o tirare) in 5000 copie, in 50.000 copie; s. volantini, etichette commerciali, manifesti, biglietti dell’autobus, ecc.; specificando il procedimento: s. in tipografia o tipograficamente, a rotocalco, in offset, in fototipia, ecc.; con uso estens., riferito a libri, o anche a periodici, pubblicare, con l’editore o l’autore per soggetto: una casa editrice che stampa solo opere scientifiche; cercare un editore disposto a s. una rivista filosofica; s. un nuovo quotidiano; s. su un giornale notizie false e tendenziose; s. le proprie memorie, un romanzo, un volumetto di poesie (com., con riferimento a quanto si pubblica in giornali e altri periodici, espressioni come: stampano tante bugie nei giornali!; se si dovesse credere a tutto ciò che si stampa! ...; quante ne hanno stampate sul suo conto!); s. alla macchia, clandestinamente (soprattutto opuscoli di propaganda politica, ma anche eludendo le disposizioni e i regolamenti sul diritto di autore e la proprietà letteraria); si stampi, formula con cui si dà allo stampatore l’autorizzazione a stampare, apposta di solito sulle ultime bozze, dall’autore, dall’editore o da altra persona responsabile. In partic., riprodurre a stampa opere grafiche artistiche, o di uso pratico: s. (al torchio, ecc.) un’incisione su rame, una litografia, una serigrafia, una xilografia; s. in 50, in 100 esemplari numerati e firmati; s. in bianco e nero, a colori; s. una carta geografica; s. banconote, s. cento milioni di nuove banconote; s. biglietti di banca falsi; di uso fam. in frasi come: è sempre lì a chieder soldi: crede forse che li stampi, io?; non ho mille euro, e non posso mica stamparli! b. In fotografia, ricavare dal negativo una o più copie positive: s. una fotografia, una pellicola; s. in bianco e nero, a colori; s. a ingrandimento. 2. a. Imprimere, produrre un’impronta a pressione, incavata o rilevata, su un materiale cedevole: s. un’impronta, le proprie orme, ecc., sul terreno bagnato, sulla sabbia, nella neve; gli occhi porto per fuggire intenti Ove vestigio uman l’arena stampi (Petrarca); in senso fig.: al Massimo Fattore, che volle in lui [Napoleone] Del creator suo spirito Più vasta orma stampar (Manzoni). Nella tecnologia, imprimere disegni o segni, decorazioni o scritte, tracciati, a rilievo o a incavo, su materiali e oggetti varî deformabili (v. anche stampaggio): s. una dicitura, un marchio, un disegno, ecc., sul cartone, sul cuoio, su una lamina metallica, su materie plastiche, e s. il cartone, il cuoio, la plastica; dare una determinata forma o impronta a oggetti di materiale deformabile con stampi: s. pezzi metallici, utensili o giocattoli di plastica, oggetti di vetro; s. un circuito elettrico (v. circuito, n. 4 b); come sinon. più generico di coniare: s. medaglie, monete. b. iperb. e fig. Imprimere, dare con forza, in modo da lasciare un’impronta ben segnata o visibile: gli diede uno schiaffo da stampargli sulla guancia tutte le cinque dita della mano; gli stampò un bel bacio sulla guancia; questa è una massima da stamparsi bene in mente (e, nel rifl., ricordi che si stampano profondamente nel cuore). 3. Con riferimento a varie accezioni del verbo, sono usate talora alcune espressioni fig. come s. bugie, fandonie, ecc., escogitarle, inventarle, e sim.; diede in una volta tutte le notizie che aveva stampate a una a una, in quelle diverse occorrenze (Manzoni). ◆ Part. pass. stampato, anche come agg. e s. m. (v. stampato).