stanco
agg. [voce panromanza, di etimo incerto] (pl. m. -chi). – 1. a. Che, per l’eccessivo affaticamento, sente indebolite le proprie forze fisiche e intellettuali e avverte il bisogno di riposo: essere, sentirsi s. (e precisando la causa: essere s. per il lungo cammino, per la fatica, per lo studio, per la mancanza di sonno, ecc.); è arrivato s. del (o dal) viaggio; vado a dormire perché sono molto s.; quando si alza la mattina è già s.; essere s. fisicamente, intellettualmente, o nel corpo, nella mente; rafforzato: s. sfinito, s. morto; fig. e iperb., essere nato s., essere molto pigro e indolente; analogam., di animali (limitatamente alla stanchezza fisica): il cavallo era s. dopo la galoppata; il mulo arrancava s. sul sentiero in salita; Avea fatto al suo nido già ritorno La s. rondinella peregrina (Poliziano). Con riferimento a singole parti del corpo: avere le braccia, le gambe s.; sentire la schiena s.; ho scritto a lungo e sento la mano s.; E sull’eterne pagine Cadde la s. man (Manzoni); avere il cervello, la mente s.; con riferimento ai segni esteriori della stanchezza: avere gli occhi s., affaticati; parlare con voce s.; avere un viso s.; camminare con passo s.; fece un gesto s.; mi ha dato un’occhiata s. (in questi ultimi esempî si può anche alludere non a stanchezza fisica o intellettuale ma a stanchezza psichica o morale). In senso fig., fantasia s., ispirazione, inventiva, vena s., con riferimento a scrittore, a poeta, ad artista che ha perso la forza creativa (e così anche uno scrittore ormai s., un artista s., e sim.). b. ant. Sinistro: mano s. (e rarissimo s. mano), la mano sinistra, in quanto normalmente è meno forte della destra: Volgemmo e discendemmo a mano s. (Dante); ferma la s. mano sopra il ginocchio, colla destra mi feci tenebra alle abbassate e chiuse ciglia (Leonardo); orecchia s. parola franca (frase prov.), quando fischia l’orecchio sinistro qualcuno parla bene di noi. 2. estens. e fig. Che non ha più il desiderio, la volontà, l’energia per continuare a fare una determinata cosa: sono s. di ripetere sempre le stesse cose; è stanco di sgobbare per gli altri; è s. di viaggiare continuamente; essere s. di lottare, di soffrire; essere s. di vivere o della vita; anche assol.: un uomo s. e sfiduciato; è una donna ormai s. e rassegnata; Un dolor s., una celeste calma Le appar diffusa in tutta la persona (Giusti). E di chi non ha più capacità di sopportazione verso qualcosa o qualcuno: sono s. dei suoi rimproveri, delle sue prepotenze; siamo s. di sopportare le sue manie; seguito da compl. di persona, con sign. diversi secondo i rapporti e le situazioni: essere s. di uno, esserne stufo, averne abbastanza, non volerne più sapere: è s. della sua ragazza, della moglie, o è stanca del ragazzo, del marito, ha perduto, per lei o per lui, l’amore e l’affetto; sono ormai s. della gente, sto bene solo. 3. fig. a. Di cosa materiale, che ha perduto, per l’usura, gran parte delle proprie qualità costitutive e funzionali: terreno s., in agricoltura, troppo sfruttato con la coltivazione ininterrotta di una stessa pianta; piombo s., in tipografia, troppo usato, e composizione, matrice s., consumata, che dà un’impressione non più perfetta (esemplare s., di libri, stampe, ecc., tirato con matrice stanca); olio s., troppo sfruttato; conio s., di monete e medaglie. b. In economia e nel commercio, fiacco, con contrattazioni e domanda scarse: mercato s.; una chiusura s. di borsa, e titoli stanchi. c. poet. Che sta finendo: il dì oggimai è s. (Bembo). ◆ Dim. stanchétto, stancùccio. ◆ Avv. stancaménte, con lentezza, in modo fiacco che rivela stanchezza o anche svogliatezza, scarso impegno: procedere, lavorare stancamente; pronunciò stancamente quelle parole di congedo; e in usi fig.: un mercato, una borsa, o una trattativa, un’impresa, ecc., che procede stancamente.