stanza del buco
loc. s.le f. Struttura pubblica adibita al consumo vigilato di sostanze stupefacenti. ◆ Stanze del buco non è un neologismo italiano: è una traduzione letterale dal tedesco. La parola originale nella lingua di Goethe e di Thomas Mann è Fixerstuben. Cioè stanze per il fixer, per chi si vuole bucare. Nella Repubblica federale le stanze del buco esistono dal 1994. E hanno consentito di ridurre in modo significativo il numero dei morti per overdose, delle vittime della droga «sporca», e dei tossicodipendenti che iniettandosi l’eroina in condizioni di totale assenza d’igiene finiscono per contagiarsi con lo Hiv, il virus dell’Aids, con l´epatite, con la sifilide o altre malattie gravi. Nelle stanze del buco insomma tossicodipendenza ed emarginazione non vengono curate e restano, ma le pericolosissime malattie indotte sono rese almeno un po’ più distanti. (Andrea Tarquini, Repubblica, 13 giugno 2006, p. 11, Cronaca) • La «stanza del buco» è nella vecchia palazzina, occupata dagli squatter e finalmente sgombrata dalla polizia nei mesi scorsi. L’ingresso è protetto dalle paratie del cantiere; è in corso la ristrutturazione del piccolo fabbricato, oggetto di continui gesti vandalici da parte degli «antagonisti» sfrattati che, in questo modo, tentano di vendicarsi. (Massimo Numa, Stampa, 1° marzo 2008, p. 60, Cronaca di Torino).
Composto dal s. f. stanza, dalla prep. art. del e dal s. m. buco.
Già attestato nella Repubblica del 4 giugno 2000, p. 13 (Maria Novella De Luca).
V. anche narcosala, sala del buco, shooting room.