stanziare
v. tr. [der. del lat. tardo stantia «stanza»] (io stànzio, ecc.). – 1. a. ant. Stabilire, deliberare, ordinare: s. un’imposta, una gabella; con verbi, s. di ... o che ...: Ahi Pistoia, Pistoia, ché non stanzi D’incenerarti ...? (Dante). b. Nel linguaggio finanziario, assegnare una somma a un determinato scopo, iscrivere una spesa in un bilancio preventivo: s. forti somme per la ristrutturazione dell’azienda; il governo ha stanziato cento miliardi per la ricostruzione delle zone terremotate. In contabilità, registrare in un conto o nel bilancio di un’azienda una partita (v. stanziamento). 2. Collocare, insediare, far prendere sede a gruppi etnici in una determinata zona. Si usa ormai soltanto nel rifl. stanziarsi, fissare la propria sede, con riferimento a gruppi etnici stranieri: i Goti, prima di stanziarsi in Italia, si erano stanziati nell’Europa sud-orientale. 3. Con uso intr. o assol., ant., pensare, essere d’opinione: Ma ’l fatto è d’altra forma che non stanzi (Dante); stare, dimorare in un luogo, in una zona: io tornai a Padova, dove allora stanziavo (Galilei); ai nostri dì ancora, per tutto il settentrione, la famiglia possidente ama stanziar solitaria in mezzo alla sua terra (C. Cattaneo).