stil novo
stil nòvo (o stilnòvo; anche dólce stil nòvo) locuz. usata come s. m. – Denominazione (data dalla critica moderna sulla base di un passo del Purgatorio dantesco, «O frate, issa vegg’io» diss’elli, «il nodo Che ’l Notaro e Guittone e me ritenne Di qua dal dolce stil novo ...», XXIV, 55-57), di una tendenza poetica diffusa da Bologna in Toscana tra la seconda metà del Duecento e l’inizio del Trecento: i primi suoi rappresentanti furono il bolognese Guido Guinizzelli, che ne fu l’iniziatore, poi Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi e Cino da Pistoia, oltre al Dante giovanile; la materia della loro poesia è esclusivamente l’amore, filtrato attraverso una serie di raffinati schemi psicologici e intellettuali. Rispetto alle precedenti scuole liriche siciliana e guittoniana, lo stil novo si caratterizza per l’approfondimento dell’indagine introspettiva, alla luce di una concezione dell’amore (e della donna) di volta in volta diversa: ora contemplativa e di sublimazione spirituale, ora passionale e tragica, nel gioco tra l’immediatezza dei sentimenti autobiografici e la loro trasfigurazione e stilizzazione simbolica. Degna di nota è inoltre l’insistenza sul tema (tradizionale, ma dagli stilnovisti fortemente sottolineato) della vera nobiltà, intesa non come privilegio di sangue e di censo ma come «gentilezza» del cuore, e dunque dignità spirituale. Dal punto di vista espressivo, la loro novità è fatta da Dante consistere nella «dolcezza», cioè nella studiata eleganza della costruzione sintattica e nella scelta di un lessico alieno dalle asprezze «municipali» della lingua guittoniana.