stipite
stìpite s. m. [dal lat. stipes -pĭtis «tronco, palo»]. – 1. ant. e letter. Fusto, pedale dell’albero, tronco: avicìnati, E vedrai scritto un verso in su lo stipite: «Arbor di Filli io son ...» (Sannazzaro). Con accezioni specifiche: a. In botanica, nelle palme, il fusto diritto, cilindrico e indiviso; nei funghi a cappello, la parte assile del corpo fruttifero (detta anche gambo); nelle alghe laminarie, il cauloide; nei fiori, sinon. di peduncolo. b. In zoologia, pezzo dell’apparato boccale degli insetti che, insieme con il cardine, costituisce la parte basale delle mascelle. 2. Ciascuno dei due piedritti verticali (chiamati comunemente anche spallette) di porte, finestre e altri vani di una struttura muraria. Il termine è soprattutto usato per indicare i piedritti che, per le loro forme architettoniche, fanno parte, con l’architrave o l’arcata sovrastante, di una composizione artistica unitaria, e che possono essere formati con la stessa muratura di cui è composta la struttura, ma più spesso sono eseguiti con materiali di maggiore compattezza e resistenza, soprattutto pietra, anche variamente sagomata e scolpita, oppure sono rivestiti con materiali varî. 3. In senso fig., con uso analogo a ceppo: a. letter. La persona da cui discende una famiglia, o un ramo di una famiglia (più com. capostipite): io son l’arcibisnonno Del nonno tuo, lo s. de’ tuoi (Giusti); per estens., con riferimento a famiglia linguistica: le due lingue discendono da uno s. comune; per ulteriore estens., con riferimento a stati, nazioni e sim.: più Stati, ch’erano però colonie e propagini d’un solo s. comune (C. Cattaneo). b. In biologia, con funzione appositiva, cellula stipite, cellula generatrice di una serie di cellule.