storcere
stòrcere v. tr. [lat. extŏrquēre «strappare a forza, slogare» (v. estorcere), con mutamento di coniug.] (coniug. come torcere). – 1. Piegare con forza o in modo non regolare, non sistematico, allontanare dalla linea retta o dalla forma abituale (ha usi più limitati di torcere, di cui è variante espressiva): non girare così forte la chiave, potresti storcerla; anche come intr. pron.: il chiodo ha trovato un sasso e si è storto; col caldo la candela si è tutta storta; con riferimento a parti del corpo: s. il naso, la bocca, le labbra, il muso, in segno di disgusto, di disapprovazione o di malcontento (è inutile s. il naso, le condizioni sono queste; ha storto la bocca, ma ha finito con l’accettare); gli occhi già leggermente strabici si storcevano verso il muso lungo ed il grosso naso spugnoso (Piovene); anche come conseguenza di cause accidentali: sono inciampato e mi sono storto un piede. 2. Nel rifl., storcersi, contorcersi, dimenarsi, divincolarsi, per il dolore o per sfuggire a una stretta: Vedi come si storce, e non fa motto! (Dante), detto di Bruto nella bocca di Lucifero; si storceva [Lucia], ma era tenuta da tutte le parti (Manzoni). 3. In senso fig.: a. Interpretare in modo non legittimo, non appropriato, non confacente, stravolgere: s. il senso di una frase; s. le parole altrui. b. Nell’uso letter., volgere fuori dalla diritta via: E fuggo ... Da l’un de’ lati, ove ’l desio mi ha storto (Petrarca). ◆ Part. pass. stòrto, anche come agg. (v. storto1).