stormo
stórmo s. m. [voce longob.; cfr. ted. Sturm «assalto»]. – 1. ant. Assalto, scontro militare: Io vidi già cavalier muover campo, E cominciare stormo (Dante). 2. a. ant. o letter. Schiera, moltitudine di armati, spec. di cavalleria, radunata per combattere: E stormi e stormi correre in tempesta Sopra il Carroccio (Pascoli); per estens., moltitudine di persone, o anche di animali. b. Suonare a stormo, suonare le campane a stormo, suonare a martello, cioè con rintocchi rapidi e staccati, per chiamare la popolazione a raccolta o per avvertire di un pericolo imminente: improvvisamente tutte le campane suonarono a stormo; il parroco suonò a stormo le campane per radunare la gente in piazza. 3. a. Piccolo gruppo di cavalieri, comprendente 15 o 20 uomini: carica a stormo, la carica effettuata da tali gruppi. b. Nell’aeronautica, unità operativa fondamentale costituita da uno o più gruppi della medesima specialità (bombardieri, caccia intercettori, antisom, ecc.) in grado di assolvere un preciso compito nell’area assegnata. c. Gruppo compatto di uccelli o di insetti in volo: uno s. di rondini, di cornacchie; un enorme s. di cavallette; come stormo d’augei ch’in ripa a uno stagno Vola sicuro (Ariosto); Tra le rossastre nubi Stormi d’uccelli neri (Carducci). In similitudini e usi estens.: questi malinconici pensieri passavano come uno s. di corvi nell’animo suo (De Marchi); venivano a votare stormi di monache (I. Calvino).