strumento
struménto (letter. istruménto; ant. instruménto, stroménto, storménto) s. m. [lat. instrumĕntum, der. di instruĕre «costruire, apprestare»]. – 1. Genericam., arnese, congegno, dispositivo e sim., necessario per compiere una determinata operazione o svolgere una attività: procurarsi, acquistare gli s. di lavoro; s. rurali o agricoli; gli s. dell’artigiano; gli antichi s. di tortura; s. chirurgici, necessarî per eseguire un intervento chirurgico (v. strumentario2). Nel linguaggio scient. e tecn., denominazione di apparecchi e dispositivi utilizzati nell’osservazione e nello studio di fenomeni, per la misurazione di grandezze, la rilevazione di dati, l’analisi di sostanze, ecc.: a seconda del campo di applicazione e della natura dello strumento si parla di s. ottici, elettrici, chimici, ecc.; questi possono poi diversificarsi a seconda della funzione e dei criterî costruttivi: per es., si distinguono gli s. di osservazione (o rilevatori, o segnalatori), atti a rilevare il fenomeno, la grandezza, la sostanza, ma non a dare informazioni quantitative su di essi, dagli s. di misurazione (o, meno propriam., s. di misura), in quanto dispositivi ideati e realizzati in modo da misurare grandezze fornendo una risposta univoca (in genere espressa sotto forma di numero reale, avendo stabilito una unità di misura e una scala opportuna) alla sollecitazione avuta dalla grandezza che si intende misurare; per estens., si parla anche di s. di valutazione, con riferimento a interviste, questionarî, test, ecc., condotti con particolari criterî. In partic., tra gli strumenti di misurazione: s. di misurazione diretta, nei quali la grandezza da misurare viene confrontata con la sua unità di misura o con una grandezza con essa omogenea di cui sia nota la misura (grandezza campione); s. di misurazione indiretta, la cui risposta è la variazione di una grandezza diversa da quella da misurare, ma ad essa legata da una relazione funzionale nota; tra questi i più comuni sono gli s. tarati, in cui la variazione della risposta (che può tradursi nella rotazione di un indice, o, come nel caso dei termometri di uso comune, nella variazione della lunghezza della colonnina di mercurio) è direttamente valutabile in termini della grandezza da misurare attraverso una scala graduata opportunamente realizzata; in quest’ultimo ambito rientrano, per es., gli s. integratori, che forniscono l’integrale della grandezza applicata in un certo intervallo di tempo (come nei contatori elettrici), e gli s. registratori, che tracciano il diagramma temporale della grandezza applicata; s. a lettura diretta, se la graduazione della scala è fatta in termini di multipli e sottomultipli dell’unità di misura, ovvero a lettura indiretta, se i valori riportati sulla scala debbono essere valutati facendo uso di una opportuna tabella di conversione o di un calcolo; oltre a s. analogici, quali appunto quelli a indice e scala, vi sono poi s. digitali (detti anche a indicazione numerica), che forniscono direttamente, mediante indicatori numerici, il valore della grandezza misurata. S. portatili e s. da pannello (o da quadro), quelli impiegati correntemente, nei quali la sensibilità e la precisione vengono spesso sacrificate a vantaggio della robustezza e della semplicità d’uso; s. da laboratorio (e ancora più gli s. campione), ad alta sensibilità e precisione. Tra gli strumenti di misurazione elettrici, si distinguono, in base al principio di funzionamento, gli s. elettrochimici, elettrotermici, elettrostatici, termoelettrici, elettroottici e gli s. elettromagnetici, i più diffusi, ulteriormente distinti, a seconda del tipo di azione elettromagnetica sfruttata, in: s. a bobina mobile, se l’azione elettromagnetica insorge tra il circuito mobile e un magnete fisso; s. elettrodinamici, se insorge tra un circuito fisso e un circuito mobile; e s. a campo rotante (o a induzione), quando questa si presenta tra un circuito fisso e un circuito indotto mobile; altri tipi di strumenti elettromagnetici sono gli s. a ferro mobile, i quali sfruttano l’azione elettromagnetica che insorge tra un circuito fisso e un nucleo ferromagnetico mobile, e gli s. a vibrazione, in cui tale azione insorge tra un circuito fisso e delle lamine vibranti. S. elettronici, intesi genericamente come apparecchi rilevatori o misuratori che utilizzano dispositivi elettronici, ancorché lo strumento vero e proprio, cioè l’indicatore, possa essere di uno dei tipi precedenti; s. multipli (o multimetri), detti anche s. o analizzatori universali (o, più correntemente, tester), atti alla misurazione di intensità di corrente e di tensioni sia continue sia alternate, nonché di resistenze e di capacità, con l’ausilio di generatori di forza elettromotrice continua e alternata. S. ottici, dispositivi che raccolgono raggi luminosi da sorgenti di luce oppure da oggetti illuminati e li deviano, per riflessione o rifrazione, in modo adatto al raggiungimento di un determinato scopo, oppure li sottopongono a particolari processi a fine di misurazione; in partic., s. per la visione, destinati ad aiutare l’occhio nella visione degli oggetti, sia correggendo difetti dell’occhio medesimo, sia determinando immagini retiniche più estese di quelle ottenibili nella visione diretta; s. per la formazione di immagini reali, sia per la successiva osservazione oculare, sia a scopo di proiezione su schermo per osservazioni collettive, sia per altri scopi; s. per misurazioni ottiche, cioè per misurare caratteristiche fisiche o fotometriche della luce raccolta, e s. ottici di misurazione, destinati cioè a misurare, sfruttando opportuni fenomeni ottici, grandezze di varia natura. In aeronautica e in astronautica, e anche in veicoli terrestri, s. di bordo, strumenti necessarî o utili per la condotta del mezzo, i cui elementi indicatori sono, di regola, disposti su cruscotti; s. nautici, in marina, quelli che servono alla condotta della navigazione. 2. S. musicali, e assol. strumenti, denominazione generica degli strumenti destinati e utilizzati per produrre suoni musicali: un violinista che conosce tutti i segreti del suo s.; una composizione per voci e strumenti; accordare gli s.; non vi potrei mai divisare [=narrare] chenti e quanti sieno i dolci suoni d’infiniti strumenti e i canti (Boccaccio); fu caro a le feroci genti L’altero suon de’ bellici instrumenti (T. Tasso), strumenti guerreschi come trombe e tamburi. Gli strumenti musicali sono in genere classificati secondo il corpo che, entrando in vibrazione, produce il suono, o secondo il modo in cui la vibrazione è prodotta: s. a corda, suddivisi a loro volta in s. ad arco o più brevemente archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso), e s. a pizzico o a corde pizzicate (arpa, cetra, liuto, chitarra, mandolino; ma anche gli strumenti con tastiera come il clavicembalo, mentre il pianoforte, in cui il suono è eccitato dalla percussione di martelletti, ha posizione incerta tra gli strumenti a corda e quelli a percussione, ai quali ultimi sono anche ascritti talora, sia pure impropriamente, l’organo e l’armonium, in quanto dotati di tastiera su cui fanno pressione le dita del suonatore); s. a fiato, distinti in legni (flauti e ottavino, oboe e corno inglese, clarinetti, fagotti, e anche i sassofoni, oggi limitati in genere alle orchestre di musica leggera, i quali, pur essendo fabbricati in metallo, hanno caratteristiche simili a quelle dei clarinetti) e ottoni (corni, tube, trombe, tromboni); s. a percussione (tamburo, tamburelli, timpani, grancassa, triangolo, campanelli e campane tubolari da orchestra, gong, piatti, e inoltre la batteria che, nelle orchestre jazz, unisce un complesso di strumenti a percussione). Soprattutto a livello etnologico, altre classificazioni dividono gli strumenti musicali in quattro classi: s. aerofoni, cordofoni, idiofoni, membranofoni (v. ai singoli aggettivi). 3. Strumento di pace (traduz. del lat. instrumentum pacis), suppellettile liturgica, di varie forme, in uso nelle funzioni sacre per portare il bacio di pace, oggi sostituito dal gesto o abbraccio di pace; è detto anche più brevemente pace (v. pace, n. 3 e). 4. fig. Cosa, elemento, persona, situazione e sim. che costituiscono il mezzo per ottenere qualcosa: fare della penna uno s. di lotta; sfruttò la sua gloria militare come s. di potere; non voglio essere s. dell’ambizione altrui; si rifiutò di essere s. delle sue manovre; ciò che per gli altri sarebbe stata la maggior difficoltà, era s. per lui (Manzoni). Per un’accezione partic. della locuz. s. urbanistici, v. urbanistico. 5. In grammatica, complemento di s., più spesso complemento di mezzo o s. (v. mezzo2, n. 3 b). 6. Atto pubblico, redatto da un notaio secondo le formalità d’uso (in questo sign. è frequente la forma istrumento): s. di cessione, di vendita; fare, rogare, stipulare uno s.; egli, essendo notaio, avea grandissima vergogna quando uno de’ suoi strumenti, come che pochi ne facesse, fosse altro che falso trovato (Boccaccio). S. confessionato (o guarentigiato), nel diritto medievale italiano, strumento pubblico che aveva forza esecutiva (v. confessionato). ◆ Dim. strumentino; spreg. strumentùccio; pegg. strumentàccio.TAV.